HomeEuronewsZelensky come Rocky ma così rischia un bagno di sangue

Zelensky come Rocky ma così rischia un bagno di sangue

Tutti ricordano bene il film Rocky IV, quello dello scontro tra Rocky Balboa e Ivan Draghi, forse il più famoso episodio della saga cinematografica sullo “Stallone” italiano, interpretato da Sylvester Stallone. Dal cinema alla realtà la differenza è abissale e lo è a maggior ragione quando si fa il parallelismo tra un incontro di pugilato e una guerra, eppure un fondo di riflessione questa premessa ce l’ha eccome. In questo momento in Ucraina c’è in campo l’invasore russo, con un esercito forte e potente, e dall’altra parte gli ucraini che sulla carta (e nei fatti) sono nettamente inferiori all’avversario e allora tentano di cambiare l’esito scontato della contesa gettando il cuore oltre l’ostacolo e arrangiandosi in ogni modo. Da una parte l’armata dello “Zar” Vladimir Putin, dall’altra il piccolo esercito dell’ex attore Volodymyr Zelensky.

E proprio Zelensky sta cercando di spostare la sfida sul terreno a lui più congeniale, quello della comunicazione e delle parole, per prendere tempo e costringere i russi ad una guerra di logoramento, con la speranza che nel frattempo le sanzioni internazionali possano costringere Putin a desistere dai suoi folli propositi di prosecuzione dell’invasione e di un’espansione del piano di colonizzazione dell’Ucraina.

Zelensky lavora ai fianchi di Putin come Balboa ha fatto con Drago, subendo per larghi tratti l’inverosimile, colpi durissimi senza tregua, prima di riuscire a ribaltare alla fine l’esito della battaglia.

Qui però non siamo al cinema e c’è da fare una riflessione lucida e schietta: si è capito che Putin non è disposto a mollare e non intende arretrare di un millimetro per nessun motivo, e dall’altra parte anche Zelensky – che pure si è detto disposto a trattare – vuole andare anche lui avanti, corroborato dall’opinione pubblica che ne sta costruendo una visione eroica e ne sta facendo un simbolo dei nostri tempi.

Le strade piene di cadaveri, i palazzi sventrati, i civili morti e quelli terrorizzati in fuga raccontano un’altra storia. E’ una guerra che sta diventando una lotta quartiere per quartiere, casa per casa. Putin ha la responsabilità di aver dato il via ad un genocidio e sta continuando a macchiarsi di un orrore aberrante ed impressionante. Zelensky, però, rischia di portare il suo popolo al confine sempre più sottile tra una resistenza eroica e la prospettiva incombente di un bagno di sangue per la gente e per i suoi militari.

Zelensky dice che gli ucraini questa guerra la stanno vincendo, la realtà dice ben altro e non a caso gli americani evidenziano che l’esercito russo è ancora integro al 95% delle forze impegnate nei combattimenti. La guerra in Ucraina rischia di fare caterve di morti se proseguirà ad oltranza e si è capito che l’Europa, al netto delle chiacchiere e dei buoni propositi, non ha la volontà e neanche la forza di fermare le ostilità. Zelensky è chiamato ad una difficile ma ineludibile valutazione: quale prezzo è disposto a far pagare alla popolazione ucraina? Vuole andare avanti, sino alla fine e a qualsiasi costo, sapendo che dall’altra parte c’è un nemico che non si fermerà per nessun motivo? O avrà la capacità di fare un passo indietro anche a denti stretti e a costo di dover spartire l’Ucraina con il nemico ma evitando così una carneficina. La via è stretta ma il presidente ucraino deve valutare tutte le strade. Compresa quella che non vorrebbe mai imboccare ma che da qui a breve potrebbe diventare l’unica percorribile per mettere la parola fine alla guerra.

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