Tre anni dopo, il “peccato originale” della pandemia di Covid che ha travolto il mondo – il mercato del pesce di Wuhan – rimane chiuso e silenzioso. Subito dopo che il misterioso virus (prima chiamato Coronavirus, poi Covid-19) venne segnalato a Wuhan per la prima volta, il mercato del pesce fu sprangato e la città fu la prima ad essere bloccata, chiusa, isolata, blindata. All’inizio ancora si pensava che il problema fosse limitato alla Cina.
Ora si ricorda proprio oggi (23 gennaio) il terzo anniversario di quel drammatico giorno – che diede il via, a Wuhan, a 76 giorni di lockdown – in città sono ancora ben presenti altri “promemoria”, come l’ospedale di emergenza, eretto in tutta fretta, in dieci giorni.
E per i cittadini di Wuhan – città di oltre 11 milioni di abitanti – il trauma è ancora fresco nella memoria: “Non è stato facile vivere qui, in questi anni. Ognuno ha dovuto affrontare diversi livelli di difficoltà nel lavoro e nella vita”, racconta un uomo. “Ovviamente eravamo spaventati”, ricorda una donna. “Ma quest’anno le cose sono andate peggio che allora: è stata la prima volta che le persone hanno iniziato a contagiarsi veramente tanto, più che gli altri anni”.
Quando le autorità cinesi sono intervenute, tre anni fa, per chiudere il mercato del pesce e della fauna selvatica di Wuhan, il Covid si stava già diffondendo in Cina e, inesorabilmente, nel mondo.
E quelle Immagini scioccanti dagli ospedali di Wuhan non hanno fatto altro che preannunciare quello che avremmo vissuto tutti, in prima persona. Ora, tre anni dopo, Wuhan può essere considerata una “città-martire”, dove nessuno dimentica quelli che ci hanno lasciato.