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Ucciso a 11 anni da un 20enne senza patente: nessun risarcimento ai familiari

Un ragazzo viene investito e ucciso ma la famiglia non almeno per il momento non ha diritto al risarcimento. La storia che fa discutere è quella che riguarda la morte di un ragazzino di 11 anni e la sentenza che adesso è arrivata dal tribunale di Milano. A raccontare gli sviluppi della vicenda è un approfondimento del Corriere della Sera.

La «condotta posta in essere dall’imputato di guidare senza patente e di utilizzare un’auto immatricolata in altro Stato presa a noleggio da altra persona, ha di fatto impedito» finora «alle parti civili», ossia alla famiglia della vittima, «di ottenere il risarcimento del danno direttamente alla compagnia assicuratrice del veicolo». Lo scrive il gup di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 12 luglio, con rito abbreviato ha condannato a 8 anni di reclusione il 20enne arrestato il 18 agosto del 2022 per omicidio stradale con l’aggravante della fuga per aver travolto e ucciso un bambino di 11 anni, Mohanad «Momo» Moubarak, in sella alla sua bici, nel capoluogo lombardo, poco lontano dal ristorante del padre, il 9 agosto. I familiari del bimbo, come si legge nelle motivazioni della sentenza, non sono ancora riusciti ad ottenere un risarcimento «stante l’immatricolazione all’estero del veicolo e le ovvie limitazioni di responsabilità opponibili» e sono stati costretti «a rivolgersi all’Ivass», l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, «non avendo ancora provveduto al pagamento la compagnia designata».

“All’imputato – continua il CorSera -, nel processo abbreviato sono state riconosciute dal gup le attenuanti generiche. Tuttavia, con una «riduzione della pena in misura minima avuto riguardo alla condotta complessiva posta in essere dall’imputato e alla mancanza di qualsivoglia forma di risarcimento del danno». Va comunque valutato «positivamente», scrive il gup, «il ripensamento dell’imputato, il quale dopo essersi dato alla fuga, si è presentato agli uffici di Polizia seppur tardivamente». Il giovane due giorni dopo la sentenza era uscito dal carcere, dopo quasi un anno, ed era andato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, come richiesto dai suoi legali”.

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