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“Tutti a Roma”: Cateno chiama alla pugna, Taormina è la Sacher del lunedì

TAORMINA – La parabola amministrativa della legislatura a Taormina assume contorni sempre più singolari e discutibili. Il sindaco Cateno De Luca ha iniziato la campagna per le Europee, arringa le “truppe” di Sud chiama Nord e chiama tutti alla pugna per la manifestazione nella capitale del 22 febbraio, secondo atto della protesta andata in scena nel giorno di San Valentino a Palermo. Dal raduno di Piazza Indipendenza all’adunata di Piazza Santi degli Apostoli, De Luca carica il popolo cateniano, stringe i tempi per la partita di Bruxelles, che diventa lo spartiacque per l’investitura a nuovo leader del centrosinistra in Sicilia, con il patto con il Pd e il M5s considerato il grimaldello per scardinare la leadership del centrodestra nell’isola. Il leader di Sud chiama Nord vuole lanciare l’assalto definitivo alla presidenza della Regione, il governo Schifani è in difficoltà ed è convinto che dopo le Europee qualcosa accadrà. De Luca pensa che potrebbe anche crearsi il varco per dare la spallata e vuole farsi trovare pronto all’appuntamento, per incunearsi. Da qui l’accelerata nell’alleanza siciliana con il centrosinistra. Tutti insieme appassionatamente per il fronte anti-destra che attende la benedizione romana e De Luca sa che il via libera potrebbe arrivare proprio in base a quelli che saranno i risultati delle Europee. In Sicilia non occorre l’Oracolo di Caltanissetta per prevedere che nel centrodestra Fratelli d’Italia cannibalizzerà Lega e Forza Italia, la sinistra non avrà risultati entusiasmanti e si va verso una tornata deludente per Pd e M5S: De Luca lo sa e – di contro – vuole difendere i suoi numeri e magari rafforzarli, per certificare le ambizioni di nomination alla presidenza della Regione e di leader della costruenda alleanza con la sinistra al suo fianco. La vicenda della protesta agricola gioca a favore di De Luca, il vento del malcontento soffia dalla sua parte e lui lo sa. I grandi partiti avranno difficoltà per portare i loro elettori alle urne, De Luca si è messo alla guida della crociata di agricoltori e allevatori nella piena consapevolezza che quel mondo – del quale, ad onore del vero Cateno proviene davvero e, a differenza di altri, ha titolo per sentirsi vicino e solidale -, invece, può dargli una spinta importante nel prossimo capitolo politico della Cateneide.

E Taormina? La capitale del turismo siciliano è sempre più periferia dell’impero cateniano. Il sindaco al momento è totalmente assorto e concentrato sulle vicende romano-palermitane. Le chiavi del palazzo municipale sono passate a delegati e sottoposti vari, e tra un incarico e l’altro la gente vede la sostanziale, amara, prosecuzione di un film già visto con tutti i vari interpreti da 20 anni a questa parte. Nei ritagli di tempo, il lunedì o nelle varianti sul tema come quella odierna dei bus Asm, poi arriva il sindaco, ma è chiaro che questo scenario comincia a destare tante perplessità e diffuso malumore. Il cittadino, che nel frattempo fa la fila tra una bolletta e l’altra, osserva, comprende e s’incazza. Ma soprattutto non gradisce che Taormina sia passata in secondo piano. O forse anche in terzo. Così non si va più da nessuna parte. Gli alleati taorminesi non trovano la forza per prendere la pillola del coraggio, il buon senso di porre la questione e fare una riflessione. Sarà devozione di scuderia, sarà il timore puro di farsi fanculizzare dal capo. O magari un difetto di personalità, e il carisma se non ce l’hai non lo compri al supermercato. Il problema c’è e il caso monta come l’onda del malcontento che in città si vede, si sente e si tocca con mano. L’agricoltura è vita e su questo siamo tutti d’accordo per l’eternità, ma Taormina non può essere la Sacher del lunedì.

Come direbbe Nanni Moretti…Qui si scava sotto, si toglie la panna ma la castagna da sola sopra non ha senso. Il Mont-Blanc non è come un cannolo alla siciliana, che c’è tutto dentro, è come uno zaino. Si regge su un equilibrio delicato. Continuiamo così, facciamoci del male!!!“.

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