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Turismo a Taormina: c’è un “segreto militare”

TAORMINA – Non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire e la Regione Siciliana da questo punto di vista è ormai afflitta da tempo da sordità cronica, patologica. L’ennesima conferma arriva da una vicenda che abbiamo già sollevato a più riprese in passato e sulla quale si fa ancora finta di niente anziché risolvere in 10 minuti la questione.

“I dati turistici sono ormai diventati un segreto militare”, spiega a TN24 il presidente dell’Associazione Albergatori Taormina, Gerardo Schuler. E come dargli torto? Per chi si fosse perso le puntate precedenti o non avesse capito di cosa stiamo parlando: sino a qualche anno fa – nel caso di Taormina – l’allora Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo aveva la possibilità di mettere a disposizione degli albergatori, del Comune e di riflesso di tutti i cittadini, i dati delle presenze turistiche in città. Si tratta di dati che venivano resi pubblici, in pratica, con una frequenza mensile, sempre con apprezzabile puntualità ed un lavoro prezioso, svolto davvero bene dagli operatori dell’attuale Servizio Turistico Regionale. Ad un certo punto è scattato il divieto di diffusione del bollettino e la Regione Siciliana ha preso una decisione assurda e incomprensibile. Il motivo: dati “sensibili”? Privacy? Boh. Ma di cosa stiamo parlando se si tratta di una pura e semplice statistica? Mistero in salsa sicula. Uno dei tanti paradossi che non sono l’eccezione ma la regola quando si tratta della Regione Siciliana.

“Non è possibile che non si riesca a risolvere questo problema – evidenzia Schuler -. Noi registriamo arrivi e partenze ogni giorno sul portale regionale, tuttavia poi da addetti a lavori non è possibile per noi accedere a nessuna statistica. Abbiamo chiesto già lo scorso luglio di poter avere almeno i dati del primo semestre ma sinora niente, nessuna risposta. Sembra quasi che si stia parlando di un “segreto militare”. E’ incomprensibile che la Regione non metta a disposizione almeno del Comune quei dati, in tal modo potremmo confrontarci e avere delle informazioni utili sui vari mercati turistici e sul trend delle presenze. Paradossale appare poi il fatto che, mentre a noi questi dati non vengono concessi, poi capita di leggere in altre province della Sicilia che magari qualcuno i dati riesce ad averli”.

Per quale motivo non si deve dare modo agli operatori del turismo e ai Comuni di poter avere a disposizione delle statistiche come si era sempre fatto in passato? Che differenza c’è tra il poter comunicare quanti turisti sono arrivati sul territorio e quanti americani, inglesi o tedeschi? Perché non autorizzare nuovamente gli uffici del STR a trasmettere le statistiche mensili agli addetti ai lavori?

Verrebbe quasi da ridere se non ci fosse da piangere di fronte a certi controsensi e questo divieto posto dalla Regione rientra a pieno nell’alveo dei provvedimenti cervellotici.

E allora questo “tragicomico” mistero prosegue e ovviamente continueremo a seguire una vicenda che rasenta il teatrino dell’assurdo. Ce ne occuperemo ancora e sino a quando non si registrerà una soluzione risolutiva, che spetta alla Regione. Serve un gesto: mettere da parte queste inutili supercazzole burocratiche e ripristinare la vecchia procedura con un semplice atto di buon senso nell’interesse legittimo e sacrosanto della filiera produttiva del turismo. La privacy, i dati “sensibili” e questi pseudo-ragionamenti applichiamoli dove serve davvero adottarli e non sul bollettino delle presenze turistiche.

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