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Taormina umiliata, famiglie Ccpm disperate, la resa dei conti con la Regione è inevitabile

TAORMINA – Ancora uno scippo, stavolta è lo stupro che mette il punto esclamativo agli atteggiamenti sconcertanti della Regione Siciliana nei confronti della Città di Taormina. Il governo regionale chiude il Ccpm e già pochi minuti dopo questa amara notizia ci scrivono e ci contattano genitori sgomenti e disperati. I loro figli sono ricoverati e/o in cura alla Cardiochirurgia Pediatrica dell’ospedale San Vincenzo. Dopo il 31 luglio cosa ne sarà di questi piccoli pazienti?

La risposta dovrebbe darla la Regione Siciliana, che a conclusione di una partita politica a poker ha svelato il bluff che su TN24 avevamo anticipato già nei mesi scorsi. Il dado era tratto, oltre le rassicurazioni di circostanza il finale della vicenda era già stato scritto.

E allora la misura è colma. La chiusura del Ccpm diventa una scelta carica di significati e detta una sola strada che a Taormina si traduce in una via obbligata da percorrere: il tempo del dialogo e della mediazione ha portato a una serie infinita di delusioni e tradimenti, inganni, prese in giro e schiaffi in faccia. O si continua a subire in silenzio o si va alla resa dei conti e si salva il salvabile per Taormina, cercando di difendere quello che è rimasto. C’è da tutelare in primis la dignità di questo territorio e della gente che lo abita, che ci vive e ci lavora e che è stata ridotta a subire la mortificazione continua del sentirsi ospite in casa propria. O si cambia registro e approccio o peggio ancora ci si rende complici di questa inaccettabile mattanza.

Il Ccpm in questi anni ha rappresentato un punto di riferimento per tante famiglie ed altrettanti bambini (siciliani ma anche calabresi) che dal 31 luglio si ritrovano con un centro specialistico che chiuderà perché la Regione ha deciso di smontarlo e portarlo via, come fosse un carrettino con le ruote. Poco importa che siano stati spesi milioni di euro per attrezzature d’avanguardia assoluta, conta zero che ci fossero professionalità che in questo contesto operavano e salvavano delle vite, portando l’eccellenza pure all’estero. Si parla di piccoli pazienti.

E cosa dire dei vari reparti dell’ospedale di Taormina, chiusi come i rubinetti dell’acqua, depotenziati pezzo dopo pezzo, un presidio che era un gioiello ridotto ad avere un Pronto Soccorso dove si entra di mattina e si torna a casa di notte, con i pazienti che rischiano di finire in altre province della Sicilia. Un’offesa continua a tutto il personale medico, infermieristico e sino all’ultimo dei portantini, che sono stati lasciati soli nonostante il “San Vincenzo” abbia visto crescere il suo bacino d’utenza negli anni in modo esponenziale. La parola d’ordine è “tagliare”. E poi prendere per il deretano la politica locale rassicurando che tutto andrà bene. Tutto apposto madama la Marchesa.

La politica non guarda in faccia la vita e il diritto alla salute è diventato una questione di equilibri precari. Un diritto sacrificabile sull’altare delle dinamiche politiche palermitane, romane e milanesi. Il de profundis del Ccpm arriva dopo tante altre storie che hanno segnato il punto di non ritorno nei rapporti tra la Regione Siciliana e la Città di Taormina.

Sul Teatro Antico Taormina non vede più un euro e non percepisce più quel 33% sui biglietti di ingresso che un tempo le spettava. Con una “genialata” qualcuno a suo tempo (ai tempi di Crocetta) ha pensato bene di cambiare la norma e, mentre la politica taorminese dormiva ed era accondiscendente verso i salotti palermitani, la città ha perso il diritto di introitare una parte dei proventi del suo più importante monumento. E per di più – non tutti lo sanno – la Regione ha disposto pure che una quota dei bilanci del Parco di Naxos e di conseguenza di ciò che si incassa a Taormina debba essere destinata ai teatri minori (Segesta, Selinunte, etc). Paga Pantalone, anzi Taormina, i taorminesi e i turisti che arrivano qui.

E poi c’è Taormina Arte, dove si è passati dallo scialacquamento dei tempi del Comitato con i tre sindaci (Taormina, Comune di Messina e presidente ex Provincia di Messina), che ha prodotto 5 milioni di debiti, ad una Fondazione con dentro la Regione e il Comune di Taormina. Bene, benissimo, peccato che Taormina sia diventata “cameriera” come prima e più di prima. In precedenza il sindaco di Taormina era in minoranza perché comandava l’asse messinese, ora c’è la Regione che ha preso possesso dei posti che contano, dal sovrintendente al direttore artistico ed un CdA che è il frutto di una suddivisione politica di poltrone (con l’accondiscendenza della politica taorminese). E’ un carrozzone 2.0 a trazione palermitana con qualche briciola di contorno per Taormina. Nella sostanza, si parla di un’altra realtà dove il 29 maggio, a seconda di come andrà a finire, si dovrebbe trovare la lucidità di mettere mano e fare tabula rasa di tutta l’attuale governance. Senza inutili compromessi e senza perdersi sul piano inclinato delle acrobazie dialettiche.

Adesso arriva l’estate e si andrà tutti al mare e al Teatro Antico, con lo straordinario paradosso di un Teatro che avrà in prima fila gli stessi artefici politici dei vari “scippi” ai danni della Città di Taormina. Tutti quelli che per 10 mesi l’anno se ne fregano di questo territorio e non si fanno problemi a spogliarlo e lasciarlo in mutande, sottometterlo, umiliarlo e privarlo dell’ossigeno. Poi a luglio e agosto eccoli gli ascari con il biglietto omaggio in mano al concerto e al festival di turno. E sono gli stessi che, in fondo, non hanno neanche colpa. Perché la responsabilità è della classe politica taorminese che in tutti questi anni non ha avuto la capacità di imporsi, di gonfiare la vena sul collo e battere i pugni sul tavolo, per fare capire che a Taormina non comanda la Regione Siciliana.

Probabilmente bisognerebbe concentrare su questa battaglia per il Ccpm e per tutto l’ospedale di Taormina una buona parte delle energie che, invece, si spendono in questo momento in campagna elettorale per fare delle inutili crociate paesane intrise di fatti personali, veleni e rancori. Un regolamento di conti deprimente che distoglie l’attenzione dalle reali emergenza.

La vera guerra da combattere a Taormina non è quella dei sindaci e non può essere la faida di cortile che va in scena nell’arena politica paesana. La mobilitazione va fatta contro le spavalde vergogne di una Regione che ha oltrepassato il limite e vuole privare questa città persino del diritto a curare qui i propri figli. La politica divide, il diritto alla vita deve unire. Altrimenti con quale coraggio potremo guardare in faccia le future generazioni?

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