HomeTurismo & LifestyleTaormina riparte: ora ognuno faccia la sua parte

Taormina riparte: ora ognuno faccia la sua parte

TAORMINA – A pochi giorni ormai dall’avvento della Pasqua, la stagione turistica a Taormina è ormai ai nastri di partenza e i segnali che arrivano in queste ore sembrano decisamente incoraggianti. Al netto delle solite trite discussioni sul lusso che non c’è, sugli oligarchi russi evaporati per via della guerra e sulla qualità complessiva del movimento, Taormina comincia a riempirsi di visitatori. E volente o nolente si comincia a rivedere gente che consentirà al territorio di rianimarsi e respirare dopo il nulla cosmico che si è visto dallo scorso ottobre in poi da queste parti.

Gli stranieri piano piano stano tornando, i croceristi sono già arrivati, qualche big spender in un modo o nell’altro arriverà pure. Di questi tempi il convento non consente di fare gli schizzinosi e bisogna anche accontentarsi, prendere tutto e sperare nell’orizzonte di tempi migliori. Il 2019 è ancora lontano ma da qualcuno si riparte ed è già qualcosa trovarsi ancora in pista dopo due anni micidiali che avrebbero ammazzato anche una mandria di tori. E siamo ancora dentro una guerra che nessuno sa quando finirà e che intanto ha già portato ad una serie di aumenti (e speculazioni di contorno).

Ma bisogna guardare avanti, concentrarsi su questa stagione e la prospettiva è quella di una Taormina che si riempirà come un uovo, come e più della scorsa estate. Gli esperti prevedono un leggero rallentamento dopo Pasqua ma la tendenza è quella di una città che sarà di gran lunga la meta principale della Sicilia e tra le prime al Sud per quanto concerne il turismo di prossimità.

Si torna a lavorare, è il momento di cominciare a risalire la china, è chiaro che una riflessione complessiva andrà fatta, prima o poi bisognerà ripensare il modo di gestire la città e andare oltre l’eterna logica paesana del navigare a vista, che non porta più da nessuna parte. Ora però la gente ha una sola, comprensibile, priorità: tornare a fare “i picciuli”, perché dal 2020 in poi è sparito il 75% dei turisti e l’anno scorso è mancato il 64% del movimento. E lo Stato continua a spremere gli italiani come un limone, tartassando imprese e famiglie nell’incapacità più totale di fermare la slavina degli aumenti.

E allora per resistere a pandemie, guerre e bollette, diventa determinante la capacità che ognuno dovrà avere – per una volta – di fare la propria parte per far fruttare al meglio le bellezze che Madre Natura ha consegnato a noi ingrati. La filiera si salva e la giostra ricominci a girare se si rema tutti dalla stessa parte e si insegue un unico obiettivo, ragionando di squadra e sforzandosi di cominciare ad andare oltre gli individualismi spiccioli, uscendo dai rituali di quartiere delle invidie per il vicino, della polemica e del cicaleccio contro questo e quell’altro. Per vincere la sfida ed alzare il livello, bisogna parlare di meno e sorridere di più, sforzarsi di togliersi la spocchia e cambiare subito mentalità: una cosa che da queste parti molti sono ancora restii a saper (e voler) fare ma che appare ormai una condicio sine qua non per restare al passo della concorrenza e valorizzare le grandi potenzialità del territorio. Ora dipende da noi: pazienza se qualche cane abbaierà, la carovana può e deve andare avanti.

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