HomeAperturaSuperbollo, laurea, biliardini: addio micro tasse

Superbollo, laurea, biliardini: addio micro tasse

Tra tante notizie negative o che perlomeno destano spesso ampie perplessità, ogni tanto c’è da evidenziare anche qualcosa di incoraggiante nell’ambito delle cose che intende fare il governo. Così l’attuale esecutivo di Giorgia Meloni, come spiega il Messaggero, ha deciso di provare a cancellare tutta una serie di tasse demenziali come chi le ha partorite. Le chiamano micro tasse. Micro sì ma ritenuto troppo fastidiose per i cittadini. Di quali micro tasse parliamo?

In primi c’è la tassa, introdotta dal governo Monti, che riguarda i possessori di auto di potenza superiore a 185 Kw e il costo è di 20 euro per ogni Kw oltre i 185. Qualche giorno fa il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, intervenendo in audizione in Parlamento sulla delega fiscale, ha aperto ad una sua cancellazione.

C’è poi la questione della cosiddetta tassa sui biliardini ovvero l’imposta che colpisce i giochi senza vincita in denaro. Quindi, per fare qualche esempio, i flipper, le freccette, i juke box e, appunto, i biliardini. Anche questa tassa, sempre con l’inciso almeno così sembra, presto verrà cancellata. Questa almeno è l’intenzione del Governo.

Altra tassa sotto il mirino del Governo è la tassa sulla laurea e sugli esami dell’Università. Tassa dal valore più o meno totale di un milione di euro.

Un altro micro-balzello che vale solo un milione di euro l’anno, come indicato in un disegno di legge sull’abolizione dei microtributi firmato dal deputato di Azione-Italia Viva Luigi Marattin.

Ma ci sono anche le tasse per il pubblico insegnamento, l’iscrizione a scuola e per gli esami di idoneità, maturità e rilascio dei diplomi, che producono un gettito da 44 milioni.

Dall’Agenzia delle entrate fanno sapere che abolendo le micro-imposte il fisco italiano avrebbe un introito inferiore di 152 milioni di euro su undici tasse erariali, 91 milioni su sette balzelli regionali e 10 milioni su tre imposte comunali. Un costo che per il governo sarebbe sostenibile e soprattutto giustificato di fronte ai benefici derivanti dalla semplificazione della burocrazia.

In definitiva si tratta di tasse che possono e devono essere tolte, che di certo non fanno la differenza nei costi dello Stato ma la fanno eccome nei conti delle famiglie italiane.

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