Un uomo di 49 anni, ex barista del pesarese, è in fuga dal 15 novembre dopo aver rotto il braccialetto elettronico. La notizia, come riporta il Corriere della Sera, sta destando forte preoccupazione tra le donne e soprattutto tra le vittime del soggetto in questione. Il fuggitivo si trovava ai domiciliari a casa della madre in attesa della sentenza della Cassazione dopo essere stato condannato due volte per violenza sessuale e maltrattamenti ad una pena di 10 anni e 4 mesi, confermata in appello. E ora a vivere nell’incubo di ritrovarselo davanti sono le due donne che lo avevano denunciato e mandato davanti al Tribunale di Pesaro. A dare i dettagli dell’inquietante vicenda è Il Resto del Carlino.
«Mi violentava ogni volta che voleva, soprattutto al lavoro – è la testimonianza di una delle due donne, una 49enne, raccolta dall’Ansa —. Io gli avevo creduto per due mesi, poi l’avevo lasciato, ma ormai mi aveva fatto investire i miei soldi in un bar che non potevo lasciare. E lui era lì, ogni volta, a violentarmi». Abusi consumati anche nella dispensa dietro il bancone del bar e subiti per paura: «aveva un machete nella cameretta dove dormiva sotto il bar» «Per la vergogna, non dicevo niente a nessuno — prosegue la donna —. Poi un giorno mi ha gettato a terra e ho battuto la testa. Mi sono svegliata dopo mezzora, sono uscita dal bar, l’ho visto che rideva, sono salita in macchina e sono andata al pronto soccorso. I medici hanno capito tutto e hanno chiamato la polizia. A quel punto ho raccontato il mio inferno. Pensavo che avrebbe pagato il suo debito rinchiuso in carcere, invece è stato rimandato a casa e adesso è fuggito. Io non riesco nemmeno ad uscire a fare la spesa per il terrore di incontrarlo».
Terrificante anche la testimonianza dell’altra vittima, una 43enne, moldava, madre di un bambino di 6 anni, avuto dall’uomo: «Quest’uomo è un manipolatore, sarebbe capace di far credere di essere un santo — ha detto la donna —. Ci ho creduto anch’io per tre anni, ma poi ha iniziato a violentarmi e a maltrattarmi. Sono rimasta incinta e l’ho denunciato. Mi hanno portata in una struttura protetta con mio figlio ma me lo sono visto anche lì, sorridente e rilassato con la scusa di vedere il figlio. Voleva dimostrarmi di cosa era capace».