TAORMINA – Importante scoperta a Taormina dove è stato individuato, ancora integro dopo più di duemila anni, il “Sifone rovescio” del canale realizzato probabilmente in epoca imperiale sul fiume Sirina, che scorre tra Taormina e Giardini Naxos. A fare la scoperta di questo tratto di acquedotto un gruppo di lavoro costituito da membri dell’“Istituto per la Cultura Siciliana” e dell’”Associazione Serapide – Tutela, valorizzazione, promozione ambientale”, all’esito delle cui ricerche viene smentita, di fatto, la tesi che “Sifone romano” non fosse mai esistito.
I ricercatori hanno inteso promuovere una visita il 7 settembre scorso sulla parte mediana del torrente Sirina per la scoperta della ex fabbrica di ghiaccio ma soprattutto per ripercorrere il canale detto del “Sifone” realizzata in tempi passati e così individuare le vecchie fonti d’acqua in contrada Torre. Protagonisti di questa scoperta Daniel Carnabuci, Giuseppe Smedile, il dott. Gaetano Consalvo ed il prof. Saverio Sciandrello.
Gli esperti il 7 settembre scorso hanno inteso risalire dalla foce attraversare i suoi affluenti, per approdare infine alle sorgenti. Lo stesso veniva alimentato non da una da ben quattro sorgenti, delle quali “una in particolare – spiegano i ricercatori- ha attirato le nostre curiosità in quanto da Illo Tempore viene denominata “Sifone”. Un nome che ci ha intrigato ormai da troppo tempo, che ci ha visti impegnati in un lungo lavoro si ricerca”.
“Miracolosamente ancora integro dopo più di duemila anni, emerge dai ripidi pendii dei monti peloritani il “Sifone rovescio” del canale realizzato probabilmente in epoca imperiale sul fiume Sirina. Il nostro affiatato gruppo di ricerca si è messo sulle tracce del Sifone Romano, ricordando che in passato abbiamo spesso collezionato infruttuose esplorazioni.
Un lungo percorso volutamente concentrato in una certosina ricerca, soprattutto sulla toponomastica dei nomi di questi luoghi, confidando nei racconti popolari degli anziani residenti, abbiamo acquisito nomi di località spesso storpiati da numerose derivazioni dialettali. Un importante traccia bibliografica della sua esistenza ci è pervenuta dall’ingegnere e matematico palermitano Camillo Camiliani, che nel 1586 ricevette a Messina la nomina di architetto del Regno. Egli in una sua relazione ufficiale, così descriveva questa importante opera idraulica: “Il canale del fiume Sirina che attingeva a quattro sorgenti “atto” a far accostare dieci galee per ivi prendere acqua”.
“Fate però molta attenzione – avvertono gli esperti -, questa tecnica i romani, come si potrebbe ipotizzare , l’hanno appresa dalla cultura ellenistica, così come l’architetto romano Marco Vitruvio Pollione (I secolo a.C.) ne descrive molto bene i criteri di realizzazione e fornisce utili informazioni ai costruttori. Il torrente Sirina sfocia nella baia di Naxos prima colonia Calcidea di Sicilia”. Da qui emerge la necessità di “un’attenta ricerca ed eventuali analisi al cocciame inglobato nel calcestruzzo (opus caementicium) dell’opera, che potrebbe identificare se questa struttura fu realizzata per fornire di acqua fresca le navi greche che facevano la spola con le nuove colonie della Sicilia , ancor prima dell’arrivo dei romani”.
“È possibile – secondo i ricercatori – che questo Sifone rovesciato sia antecedente ai più famosi e conosciuti come quelli del Pergamo, quello romano del palatino, Patara in Turchia ed pochi altri ancora sparsi per l’impero. Sono pochissimi gli acquedotti che utilizzavano questa tecnologia , nella stragrande maggioranza dei casi venivano realizzati imponenti strutture ad arco per costruire ponti per scavalcare le valli , per poi posizionarci sopra dei canali atmosferici , che trasportavano il prezioso liquido con pendenze irrisorie e di conseguenza pressioni pari quasi a zero”.
