HomeTurismo & LifestyleRocco Forte, le 5 cose che vorrebbe per investire a Taormina

Rocco Forte, le 5 cose che vorrebbe per investire a Taormina

TAORMINA – Rocco Forte ha annunciato nei giorni scorsi l’investimento effettuato a Noto per rilevare lo sfarzoso Palazzo Castelluccio che sarà sede di un albergo cinque stelle. Il “re dell’hotellerie”, come evidenziato da TN24, concentrerà adesso la sua attenzione sull’obiettivo dichiarato di un’acquisizione immobiliare nel circuito alberghiero a Taormina, operazione che gli consentirebbe – come da lui ammesso a più riprese – di chiudere il cerchio sulla presenza ai massimi livelli del gruppo Forte in Sicilia.

La lungimirante operazione di Palazzo del Castelluccio, nel pieno centro barocco di via Cavour, diventa adesso un importante indizio su quella che sarà la strategia del “signore” dei resort di lusso e delle residenze a cinque stelle. Come riportato da “La Sicilia”, Forte ha avanzato in quel contesto delle richieste (al Comune): “…Cosa ha chiesto Sir Forte? Innanzitutto, la garanzia dei servizi forniti dalla città, la cura del verde pubblico, la possibilità di realizzare un parcheggio che serva le migliaia di visitatori che ogni anno si riversano nel centro storico, l’efficienza dei collegamenti da e per l’aeroporto di Catania, ma anche un’offerta culturale di alto livello che punti a migliorare ancora di più la credibilità e la richiesta di un luogo ormai divenuto un vero e proprio brand…”.

Sir Forte adesso valuta da tempo le opzioni su Taormina, anche in questo momento ci sono delle opportunità sul tavolo, sulle quali sono in atto delle riflessioni. Senza fretta ma con le idee ben chiare sulla strategia, Forte aspetta – lo abbiamo detto – l’opportunità giusta. Ma oltre gli aspetti economici, che non saranno mai un problema per chi – come il magnate italo-britannico – ha una straordinaria capacità di spesa , servono anche le condizioni ambientali ideali per rendere sostenibile un investimento e i costi che avrà. Ed il presupposto per entrare in un contesto particolare come la Perla dello Ionio diventa poi, di riflesso, proprio quello che Forte si è posto su Noto. E – con tutto il rispetto per la bellissima Noto – Taormina declina aspettative ancora più alte, esigenze oltremodo maggiori e fortemente caratterizzanti, in una location che è la capitale del turismo internazionale in Sicilia. Il territorio, in sostanza, deve accompagnare gli investimenti dei privati e qui anche il pubblico è chiamato a fare la sua parte. Servono una complementarità di intenti, la capacità di confrontarsi con una visione affine su cosa si vuole fare e dove si intende arrivare.

E se si va a vedere quelle che sono state le (condivisibili) richieste di Sir Forte a Noto, in fondo, si tratta più o meno delle stesse, identiche, cose di cui c’è bisogno a Taormina.

Alla base di tutto, però, rimane sempre una questione irrisolta. La via maestra da percorrere, tuttavia sinora rimasta un sentiero inesplorato, la strada che serve per dare a Taormina un futuro in linea con le alte potenzialità del territorio: cambiare mentalità. Scrollarsi di dosso i retaggi del provincialismo di periferia, l’incapacità cronica di fare comunità, presunzioni, invidie e gelosie, scendere dal piedistallo di una realtà dove si pensa che ci sono gli scaltri e i fessi, mettere da parte i piccoli antagonismi esasperati della porta accanto e la continua competizione di quartiere a chi ce l’ha più lungo. Tutte cose che poi stridono con la vocazione di una Taormina che vive di turismo internazionale. E allora è questa la condicio sine qua non di tutto per alzare l’asticella. Un elemento sino a questo momento difficile, molto difficile, da sradicare nella filosofia di una larga parte della città e dei vari interpreti di stagione della cosa pubblica.

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