HomeSportQuagliarella tra lacrime, gol e un futuro da scrivere

Quagliarella tra lacrime, gol e un futuro da scrivere

L’attaccante della Sampdoria Fabio Quagliarella ha lasciato la serie A e forse anche il calcio giocato tra gli applausi dello stadio Maradona, nella sua Napoli. Un congedo al calcio? “Decido io. Non andrò a giocare da nessun’altra parte. Se continuo, lo farò solo nella Sampdoria. Ho dato pubblicamente la disponibilità alla nuova proprietà, consapevole che potrebbero fare altre scelte. Vado in vacanza e aspetto se mi chiamano. La retrocessione mi è rimasta dentro. Debito morale? Sì. O Samp, o Samp” ha detto a Il Secolo XIX.

“Da quando è uscito il calendario avevo notato che l’ultima della Samp, e probabilmente l’ultima anche per me, sarebbe stata al Maradona. L’avevo immaginata in modo diverso per noi, Samp. Salvi, tranquilli, doppia festa, me la godo ancora di più. Invece non è andata così… Prima in auto parlavo con un amico e dicevo che del riscaldamento di Napoli non ricordo niente. E peraltro non mi aspettavo nemmeno quell’accoglienza. La targa, lo striscione. Dicevo a me stesso di restare freddo, non volevo piangere. Ma a un certo punto ho superato uno step e non mi sono più trattenuto… non riuscivo a riprendermi. Mi versavo in faccia l’acqua delle bottigliette, ma mi ero dimenticato dei maxischermi. Si vedeva tutto. Ho pianto due volte in due partite di fila, ma le lacrime del Ferraris con il Sassuolo erano differenti, di dispiacere nei confronti dei nostri tifosi. Di amarezza, di impotenza. Il Ferraris quest’anno è stato bellissimo, i nostri tifosi fantastici”.

“Mi inorgogliscono questi riconoscimenti. Che arrivano anche dai tifosi di squadre dove non ho giocato. Quando scendi in campo, non sai mai che cosa puoi trasmettere. Queste cose te lo fanno capire” prosegue Quagliarella. E dire che ad un certo punto, pensava di aver chiuso in anticipo il campionato per un problema fisico durante il ritiro post Mondiale: “Mi sento un miracolato per l’infortunio in Turchia. Ho sentito il rumore delle ossa, pensavo mi fosse saltato il crociato. Quando la risonanza ha evidenziato che forse non c’era una lesione totale, mi sono messo sotto con il lavoro specifico. In 40 giorni sono rientrato, inclusa una settimana a Domodossola con il prof. Borino. E poi sono subentrate altre dinamiche. Non ho avuto altri problemi fisici negli ultimi mesi. Tranne un mal di pancia. Diciamo che in una certa parte della stagione mi sarei aspettato più considerazione da parte di tutti”. Forse si sarebbe aspettato più considerazione: “Ero consapevole di non poterle giocare tutte dall’inizio alla fine. Ero lì, a disposizione. Anche se non condividi le scelte dell’allenatore, sei un professionista e le accetti. Mi sono allenato sempre e esattamente come i miei compagni e di questo vado orgoglioso, se gioco è perché lo merito, non perchè mi chiamo Quagliarella. Nessun lavoro specifico, nessuna gestione. Ho lavorato per farmi trovare pronto nel caso prima o poi arrivasse il mio momento. Fisiologicamente però il non giocare incide su alcuni aspetti della condizione. Vale per un venticinquenne, io ne ho 40. E credo di avere fatto la mia parte e che Stankovic lo abbia apprezzato, mi ha fatto i complimenti ogni volta che mi ha sostituito. No, non gli ho mai chiesto niente. Non volevo passare per uno che mette pressioni, la priorità era cercare di salvare la Samp. E secondo me ci si poteva salvare”.

Adesso Quagliarella aspetta notizie sul futuro: “Ora la priorità è la Samp. La nuova proprietà deve innanzitutto completare l’iter per il passaggio. Poi faranno l’organigramma. Il cambio di proprietà porta sempre una ventata di entusiasmo. Sei affascinato, c’è curiosità per quali novità ci saranno, i progetti. So chi è Radrizzani, uomo di calcio. Poi ripeto, se mi vogliono eccomi. In primis da calciatore. Se ci sono altri progetti, li prendo in considerazione. Allenatore? Ho un po’ superato quell’idea. E io comunque mi fermo a Genova, ho comprato casa e qui resterò a vivere a prescindere. Se dovesse finire… mi vedranno allo stadio quando gioca la Samp. Se dovessi smettere, mi dico che non l’ho fatto a 32/33 anni, ma a 40 e mezzo. E che prima o poi arriva quel giorno, lo stavo somatizzando già da qualche mese. E che ho smesso al Maradona, davanti a tutti i miei famigliari che ho voluto lì, come li avevo voluti al Ferraris con il Sassuolo. Qualsiasi cosa succederà, sono sereno. Non avrei potuto immaginare un finale migliore per me in Serie A. Un gol a San Siro, il tributo dei tifosi sampdoriani nella mia ultima a Marassi e quella dei napoletani al Maradona nel giorno dello scudetto. E se sarà stata proprio l’ultima della mia carriera, va bene lo stesso. Ringrazio per tutto quello che è stato fatto. Mi resta dentro il dolore della retrocessione”.

La storia personale e la carriera dell’attaccante e capitano della Sampdoria sono stati caratterizzati da tanti gol ma segnati anche da una drammatica vicenda personali. Tutto questo è stato raccontato in un instant movie. ‘Quagliarella-The Untold Truth’ è il docufilm che ripercorre le tappe più importanti del percorso del calciatore, dai primi calci tirati a un pallone nella sua città, Castellammare di Stabia, fino ai grandi palcoscenici come la Serie A e la maglia della Nazionale Italiana.

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