Un gruppo di militanti dell’associazione ambientalista Ultima Generazione ha versato liquido nero, a base di carbone vegetale, nella Fontana di Trevi, a Roma. Gli attivisti hanno esposto al contempo uno striscione che recitava “Non paghiamo il fossile”: una campagna attraverso la quale si chiede di bloccare gli investimenti pubblici e privati nello sfruttamento di carbone, petrolio e gas, ovvero i combustibili che maggiormente sono responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra e dei conseguenti cambiamenti climatici.
Nel corso dell’azione, i militanti hanno anche sottolineato il legame tra il riscaldamento globale e quanto accaduto di recente in Emilia Romagna. La scienza, d’altra parte, ha a più riprese sottolineato come l’aumento della temperatura media globale provocherà un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologi estremi.
La scelta di colpire nuovamente un monumento storico, tuttavia, ha suscitato nuovamente polemiche. Il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, ha ad esempio reagito duramente: “Basta con queste assurde aggressioni al nostro patrimonio artistico – ha affermato -. Ora noi la dovremo svuotare, si butteranno via 300mila litri d’acqua, che è la capienza della fontana”.
Secondo il primo cittadino, queste forme di proteste “costringono tante persone, distraendole da altro lavoro, a venire qua, passare ore, sprecare acqua ed elettricità, sottoporre a stress i monumenti. È una cosa sbagliata. È giusto battersi per il clima, ma questo non è il modo giusto”.
“La tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna – ha affermato invece un attivista nel corso dell’azione alla Fontana di Trevi – è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente. Secondo la Banca d’Italia, per di più, una casa su quattro è a rischio alluvione in Italia, con danni stimabili in 3 miliardi ogni anno”.
Fonte: Euronews Italia