HomeAperturaMessina Denaro, appello al boss: "Parla, ti resta poco da vivere"

Messina Denaro, appello al boss: “Parla, ti resta poco da vivere”

“Ti rimane poco da vivere, ora parla”: l’appello forte e determinato al boss Matteo Messina Denaro stavolta non arriva dai salotti della tv o da una voce qualsiasi ma da Alessia Randazzo, responsabile area legale della clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss era in cura per un tumore. Su Facebook, la donna si è rivolta all’ex super latitante chiamandolo “signor Andrea Bonafede”, con il nome che aveva usato quando frequentava l’ospedale oncologico.

Il tempo scorre e si allunga come una lama sul destino del boss. La storia da “Padrino” e la stagione della spocchia da Joker è un capitolo chiuso, finito, e adesso non rimane molto da vivere a Messina Denaro.

“La volgarità, l’insinuazione, l’illazione sono state le scorciatoie più imboccate in queste ore quando invece le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana. Per la quale – mi pare evidente – non c’è schema di terapia che possa condurre a guarigione. Ci sono persone che da oltre vent’anni escono di casa ogni mattina per servire e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l’aereo. Non è la prima, né sarà l’ultima volta che saremo chiamati a pagare un prezzo per i nostri sforzi, per quel peso quotidiano che ci opprime l’anima ma che abbiamo imparato a trasformare in abbraccio. Le spalle oramai si sono fatte larghe”.

“Un giorno qualunque, i riflettori si posano un’altra volta su questo arcobaleno orgoglioso e un istante dopo, ignari di come si sta al mondo, gli elefanti dei giudizi sommari gli riversano addosso giacimenti di cattiveria liquida. Scegliere la strada più faticosa e meno illuminata è il rischio che si corre quando nella vita si sceglie consapevolmente di evitare qualsiasi scorciatoia. La dignità, si sa, costa fatica ed è in questa fatica che, insieme a tanti, anch’io io ho trovato il senso della mia vita.

Poi l’appello finale al “padrino” arrestato nei giorni scorsi dopo 30 anni di latitanza e ora gravemente malato: “Al signor Andrea Bonafede avrei da dire una sola cosa: se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino e tutti gli altri te li ritroverai davanti”.

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