HomeEditorialiMeloni cannibalizza Salvini: non ha imparato la lezione di Silvio

Meloni cannibalizza Salvini: non ha imparato la lezione di Silvio

Scintille nel governo di centrodestra. Giorgia Meloni stoppa la norma sul terzo mandato, Matteo Salvini invece insiste e avverte il premier. Si va al braccio di ferro, con la leader di Fratelli d’Italia che può contare su numeri nettamente superiori a quelli del capo del Carroccio. La resa dei conti interna al centrodestra fa godere la sinistra che può cominciare ad intravedere barlumi di luce e spiragli per una resurrezione.

Eccolo il piano finale di Salvini. La exit strategy del Carroccio – come l’ha definita Repubblica, nella sua analisi – “scatterà se necessario, il minuto dopo l’eventuale bocciatura definitiva della proposta leghista di introdurre la possibilità di un terzo mandato per i governatori”. “È un progetto in due step. Ne hanno ragionato i vertici del partito, promettendo «battaglia» per Luca Zaia”. La Lega considera “la guida del Veneto un passaggio di pura e semplice sopravvivenza”. In realtà la questione è un’altra: Zaia da parcheggiare ad ogni costo per altri cinque anni in Veneto, vorrebbe dire per Salvini un lasciapassare per la sua sopravvivenza politica, significherebbe per Salvini blindare ancora per un pò la segreteria della Lega e allontanare le mire di spallata che, diversamente, potrebbe subito avere Zaia nei suoi confronti.

La Lega alza i toni, mette pressione a Fratelli d’Italia e prepara lo sgambetto sul premierato, che la Meloni considera “la madre di tutte le riforme”. “C’è un gioco di FdI a non volerci dare il terzo mandato per i governatori”, ha detto il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, che ha ricordato come il terzo mandato sia già stato riconosciuto ai sindaci nei Comuni fino a 15mila abitanti. Il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa è stato anche più perentorio: “Non capisco il motivo di essere contrari. Se qualcuno non è d’accordo deve spiegare il perché, a oggi non ci è arrivato altro che frasi generiche”.

Meloni vuole prendersi la candidatura in quota Fratelli d’Italia per il Veneto, dove il centrodestra è destinato a vincere e esondare anche stavolta. Ma il punto è un altro. Meloni ha il 30% nei sondaggi, probabilmente sarà su quei livelli anche all’esito delle Europee e, al di là di un andamento non entusiasmante del suo esecutivo, viaggia sulle ali della crescita esponenziale di consensi di Fratelli d’Italia, a fronte della Lega che arranca e si è fermata tra l’8% e il 9%, inchiodata a quella soglia e persino a rischio di non arrivare alla doppia cifra. I numeri marcano una differenza di consensi e di potere netta e pesante tra la Meloni e Salvini ma stavolta è lei che rischia di commettere un errore fatale.

Meloni non si accontenta, non ha appreso la lezione della buonanima di Silvio Berlusconi, che non ha mai “cannibalizzato” gli alleati neanche nei giorni migliori di Forza Italia, quando gli azzurri navigavano su cifre analoghe, anzi anche superiori, a quelle odierne di Fratelli d’Italia. La linea di Berlusconi era quella di concentrare il suo potere su Roma e sul vertice del governo centrale, lasciando spazi e margini di manovre agli altri sulle Regioni e per le relative poltrone presidenziali. E’ una questione di equilibri e di quieto vivere. Meloni, invece, si sta complicando la vita da sola, vuole tutto, non si accontenta e vuole far pesare il divario schiacciante in atto tra Fratelli d’Italia e Lega. Ma è una forzatura che si traduce in un effetto boomerang, in questo modo Giorgia rischia di rompere il “giocattolo”. Come dar torto poi alla sinistra sul premierato, quando la critica delle opposizioni è una posizione politica di parte ma la sostanza appare, così facendo, veritiera.

Salvini non rivedrà più quelle percentuali clamorose raggiunte negli anni scorsi dalla Lega, neanche con il binocolo, lo conoscono gli avversari, hanno imparato a conoscerlo gli italiani e anche i suoi alleati, è un campione mondiale di slogan e chiacchiere varie, eppure Meloni farebbe meglio a tenersi l’inaffidabile ma innocuo Matteo come spalla che portarsi in casa Zaia, possibile nuovo segretario della Lega e politico assai più furbo e navigato rispetto a Mister Papeete. Non a caso Zaia ha buoni rapporti anche a sinistra. E allora sullo scoglio del terzo mandato per i governatori rischia di infrangersi l’asse Meloni-Salvini. Ma soprattutto sta andando a sbattere l’intero primo governo di centrodestra a guida Giorgia dell’era post-Silvio. Con tanti saluti al premierato?

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