HomePoliticaL'ira di Tajana e l'ora delle nomine: il "sospetto" dei daveniani

L’ira di Tajana e l’ora delle nomine: il “sospetto” dei daveniani

TAORMINA – La rottura della trattativa tra l’Amministrazione Bolognari e il gruppo di Antonio D’Aveni (“Orgoglio Taormina”) lascia sul campo strali polemici ma a suo modo rischia di diventare un momento significativo di questa campagna elettorale 2023 a Taormina: la cartina di tornasole di quello che è accaduto e di ciò che forse avverrà.

L’eventuale intesa tra le parti forse non avrebbe spostato in maniera determinante gli equilibri della contesa politica ma indubbiamente avrebbe rafforzato la compagine di governo e reso più aperta la competizione. Dal racconto (pubblico) dell’ex commissario di Asm, Cesare Tajana, sono emersi i dettagli del confronto e la conferma che i “daveniani” avevano posto da subito come premessa non trattabile la loro indisponibilità a sostenere la (ri)candidatura dell’attuale sindaco. Una posizione alla quale, per tutta risposta, il primo cittadino ha posto la sua altrettanto ferma volontà di ricandidarsi.

Alla fine, insomma, dopo cinque o più incontri andati a vuoto, ognuno va per la sua strada, il fronte D’Aveni dice no a Bolognari e Bolognari dice replica con il suo alla richiesta (o pretesa) di passo indietro sulla sua (ri)candidatura. Accade dalla notte dei tempi e può capitare, in politica e nella vita, che ci sia una discussione ma non ci si mette d’accordo.

“Venerdì siamo usciti da una riunione alle 17.30. Poi ad ora di cena, dal telefonino, abbiamo appreso che erano già state fatte le nomine. L’atteggiamento tenuto dal sindaco e quello che ha fatto nei nostri confronti è sembrato una presa in giro. Lo sapeva benissimo che la nomina degli assessori prima di un accordo significava rompere il tavolo politico. Lo poteva fare, lo ha fatto”, ha detto Tajana.

Le determine di nomina degli assessori e del CdA Asm ufficializzate il venerdì sera (alle ore 19.07) erano già pronte dalla mattinata, fatte e firmate, insomma, già prima dell’incontro con il gruppo di D’Aveni.

E allora tra i “daveniani” (e non soltanto) prende quota un sospetto che potrebbe accendere il clima politico da qui alle prossime settimane. La convinzione è che quei cinque o più incontri avvenuti tra le parti siano stati la rappresentazione plastica di una trattativa che non poteva approdare ad un accordo. Zero per cento di possibilità al netto della questione del candidato sindaco.

Bolognari non ha accettato questa richiesta di fare un passo indietro e allo stesso modo aveva già rispedito al mittente la stessa istanza dei suoi ex alleati. In tutte e due le circostanze il professore (legittimamente) non ha avuto alcuna esitazione sulla determinazione di andare avanti. Ma soprattutto, in entrambi i casi, il sindaco non ha mai espresso la minima preoccupazione su come – numeri alla mano, per intenderci – si sono messe le cose in questa tornata elettorale. “Davanti ci sono ancora due mesi e mezzo di governo della città, non faccio elettoralismo, ora bisogna pensare soltanto ad amministrare, poi si vedrà“, ha fatto sapere il sindaco, prima ancora della rottura con i “daveniani”.

Questa lunga e strana campagna elettorale, che nella sua fase conclusiva non sembra poi così spigolosa come ci si poteva immaginare, sembra destinata a riservare ancora risvolti sorprendenti e scenari politici a largo raggio, che vanno oltre la “partita” del 14 e 15 maggio.

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