Già undici Paesi dell’area Schengen hanno reintrodotto controlli alle frontiere, sospendendo le regole del trattato sul libero movimento. La scelta è inevitabilmente segnata dai due recenti attacchi terroristici in Francia e Belgio. In particolare l’uomo di origine tunisina che ha ucciso due cittadini svedesi a Bruxelles il 16 ottobre, Abdessalem Lassoued, sembra aver beneficiato delle scappatoie del sistema d’asilo europeo, visto che dopo il suo approdo in Italia è riuscito a spostarsi in altri Paesi e a presentare varie richieste d’asilo respinte, in Norvegia e Svezia.
Come ha confermato il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer, era un caso di “movimento secondario”, cioè una persona arrivata in un Paese dell’Ue, l’Italia, che è riuscita a spostarsi irregolarmente in un altro.
“L’uomo che ha commesso l’atto di terrorismo in Belgio era stato espulso dalla Svezia nel 2010 in base al regolamento di Dublino. Da allora è riuscito a presentarsi in diversi Paesi dell’Unione. Anche questo sottolinea l’importanza del sistema di Dublino, del controllo delle frontiere, dell’efficienza del sistema di rimpatrio, della condivisione delle informazioni tra i nostri Paesi membri”.
Proprio le preoccupazioni legate alla sicurezza, intrecciate con i flussi migratori, stanno spingendo gli Stati dell’Unione a chiudere le loro frontiere, sospendendo le regole del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone.
Al momento dieci Paesi hanno ripristinato i controlli doganali: l’Italia, che per dieci giorni li effettuerà al confine con la Slovenia, si aggiunge a Danimarca, Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Slovacchia, Polonia, Slovenia, Cechia e Francia. Ancora fuori dall’area Schengen, restano invece Romania e Bulgaria, per l’opposizione di Austria e Paesi Bassi: Commissione e presidenza spagnola del Consiglio sperano di ottenere il via libera a dicembre.
Fonte: Euronews Italia