HomeAperturaLe bestie non si fermano e la politica filosofeggia

Le bestie non si fermano e la politica filosofeggia

Cresce a ritmi impressionanti il dato delle donne uccise nel 2023. Tra l’1 gennaio 2023 e l’1 ottobre scorso in Italia sono stati commessi 256 omicidi. Si registrano quest’anno già 90 vittime donne, di cui 75 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 47 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Il dato è stato ulteriormente “macchiato” di altro sangue nei giorni più recenti, come nel caso di una donna di 55 anni ammazzata a coltellate nell’Anconetano dal coniuge (l’uomo era a processo per maltrattamenti e lesioni) con una motivazione da “libro cuore: “Volevo solo un chiarimento”.

Scorre sempre più sangue e le bestie non si fermano. E’ quanto emerge dall’ultimo report curato dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale. Rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso, è cresciuto dell’11% il numero degli omicidi (230 nei primi nove mesi del 2022) e del 6% il numero delle vittime donne (85 un anno fa).

Anche sul fronte dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo si rileva un aumento sia nell’andamento generale degli eventi, che passano da 101 a 115 (+14%) sia delle vittime di genere femminile, che da 74 diventano 75 (+1%). In aumento, rispetto allo stesso periodo del 2022, il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 49 diventano 51 (+4%) e quello delle relative vittime donne, che da 44 arrivano a 47 (+7%).

Nella settimana 25 settembre-1 ottobre 2023 risultano essere stati commessi 11 omicidi, con 4 donne uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 2 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. E, come detto, le più recenti due settimane hanno aggravato il dato di un’emergenza che per assurdo viene considerata “una normalità”. Ci si è quasi rassegnati all’idea che ogni giorno una donna finirà per morire o verrà comunque messa in pericolo di vita per mano del marito violento o dell’ex compagno che non intende lasciarla libera. E’ una catena, invece, da spezzare e da fermare e l’Italia, se si considera un Paese civile, non può continuare ad accettare questa mattanza. Non è normale che sia normale. Non si può consentire che altre donne debbano pagare con la vita o rovinarsela mentre lo Stato non sa dare risposte a queste dinamiche di violenza e non sa proteggere chi si trova in queste drammatiche situazioni.

La politica filosofeggia, il governo si concentra su altre problematiche, che in alcuni casi sono indubbiamente importanti ma in altre circostanze sono solo diversivi che distraggono e fanno perdere di vista le vere emergenze come la violenza sulle donne.

Si continua a parlare di riforma della giustizia ed è chiaro che il “codice rosso” è stato forse un piccolo (molto piccolo) passo in avanti ma non ha neanche lontanamente risolto la questione dei femminicidi. Le bestie continuano a colpire ovunque, con ferocia e sfrontatezza, considerando la malcapitata di turno un oggetto di loro proprietà. Picchiano, violentano e uccidono sapendo che poi se la caveranno in un modo o nell’altro, con i loro legali giocheranno “la carta” della perizia per la non imputabilità o per uno sconto di pena. Il tempo delle solite giustificazioni e dei cavilli normativi che offendono la dignità delle donne è durato abbastanza.

Anziché soffermarsi dalla mattina alla sera sulle vicende di altri Paesi e chiacchierare di guerre nel mondo (purtroppo senza avere alcun potere per fermarle) e dei massimi sistemi dell’universo, il governo e il Parlamento (ri)mettano mano immediatamente al tema della violenza delle donne. Con una premessa molto semplice: nessuna pietà e zero attenuanti per i violenti.

Chi aggredisce una donna e la ammazza di botte, chi stupra o uccide la vittima, e allo stesso modo chi violenta le ragazzine, deve finire in una suite al fresco. In tutti quei casi nei quali vi è la flagranza di reato e quindi l’accertamento inoppugnabile di colpevolezza non possono esistere interpretazioni in sede di giudizio o misure alternative al carcere.

Serve un sussulto di coscienza e di buon senso della politica, che scarsa per quanto sia ha il dovere di mettere in campo una riforma vera e prevedere condanne esemplari. Da far scontare dietro le sbarre e non a casa con il braccialettino che non serve a nulla.

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.