TAORMINA – Di questi tempi a Taormina si parla soprattutto di aumenti e della stangata micidiale disposta dal Comune con il “Salva Taormina”. Una bastonata in testa ai taorminesi in piena estate, attorno alla quale rimangono perplessità, veleni e polemiche. Eppure poi la stessa politica taorminese, che ora arringa e contesta questa mattanza di aumenti, e che per una volta potrebbe pure avere l’opportunità di cavalcare la protesta, si vede crollare in un attimo quel miraggio di un pezzo di terreno riemerso sotto i propri piedi. Eccola l’ennesima figura da arrossire di vergogna.
La scoperta avvenuta nelle scorse ore a Mazzeo ricorda a tutti perché il 28 e 29 maggio a Taormina si è compiuta la calata dei Mongoli e si è ribaltato tutto.
Arriva un’altra conferma di quanto sia stata impietosamente scarsa, distratta, superficiale e presuntuosa la classe politica che ha governato Taormina da 30 anni a questa parte: 80 targhe della toponomastica, nuove, in pietra lavica, pagate alla ditta incaricata e poi dimenticate, anzi lasciate a fare la muffa, per un decennio in una stanzetta, a deposito, della delegazione di Mazzeo. Non in un palazzo di sei piani ma in un appartamento di poche stanze del lungomare di Mazzeo.
Il Comune, a quanto risulta, ha deliberato l’acquisto di quelle targhe nel 2012, poi nel 2015 sono state consegnate e sino ad ora sono rimaste lì, mentre la toponomastica in città fa pietà, o per dirla in gergo oxfordiano fa schifo. Addirittura è stato l’imprenditore che le ha realizzate ad informare l’attuale sindaco De Luca di questa iniziativa, è stato già pagato ma vorrebbe che quel suo lavoro venga utilizzato e ha anche ragione.
E’ una storia come tante altre ormai che, non a caso, hanno trascinato il Comune della città più ricca della Sicilia nella palude del dissesto. Inutile ora contestare De Luca, persino nelle forzature e negli eccessi (che senza alcun dubbio ci sono e si potevano evitare) nel “Salva Taormina, quando i disastri che lo hanno preceduto ne hanno poi legittimato l’elezione a furor di popolo.
Ma come direbbe il buon Schifani in questi casi, a difesa della politica taorminese: “E’ stato fatto un buon lavoro”. In fondo quelle targhe in pietra lavica le avevano comunque fatte realizzare, le hanno pagate (a spese dei contribuenti) e fatte arrivare in città. Poi pazienza se le hanno abbandonate lì per 10 anni. Sono solo dettagli temporali.
Di questi tempi, a ben pensarci, si potrebbe costituire una task force di ex amministratori taorminesi e spedirla a Catania a supporto della Sac per risolvere i problemi dell’Aeroporto. Loro sì che riuscirebbero a far funzionare lo scalo, magari mandandolo nel frattempo al dissesto. Non sarebbe però un fallimento ma una rinascita, ovviamente.