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Kramer contro Kramer: a Taormina va in scena il doppio “suicidio” al Sirina

TAORMINA – A Taormina l’arte del surreale sposa ormai da parecchio tempo la realtà, eppure non si finisce mai di sorprendersi della straordinaria capacità di farsi del male che da queste parti è un esercizio interpretato dalla gente alla perfezione. Un esempio? L’ospedale San Vincenzo e la Cardiochirurgia Pediatrica.

In teoria dovrebbe trattarsi della stesa cosa, in realtà si parla di due entità a parte, perché il Ccpm viene gestito dal Bambino Gesù e si sta giocando tutte le chance per sopravvivere ed il San Vincenzo è figlio di un Dio minore, terra di nessuno che nell’indifferenza collettiva la Regione sta per consegnare al “guinzaglio” del Papardo di Messina. La logica vorrebbe che si faccia una battaglia comune e condivisa per salvare sia il Ccpm che tutti gli altri reparti, e invece ognuno va per la propria strada.

La Cardiochirurgia Pediatrica esisterà almeno sino al 31 gennaio 2024, data in cui scadrà la convenzione tra il Bambino Gesù e la Regione Siciliana. Poi cosa accadrà nessuno ad oggi lo sa perché anche le recenti parole del presidente Schifani non contengono la parolina magica della “conferma” del centro che ha salvato in questi anni la vita a tanti bambini. Il decreto Balduzzi, che prevede una sola Cardiochirurgia Pediatrica ogni 1 milione di abitanti, è la clava politica utilizzata per mettere a rischio la sorte di questo centro, la bestialità perfetta che potrebbe essere superata e stracciata come carta igienica in 10 minuti e che invece resiste e viene sbandierata come fosse un lascito sulle tavolette di Mosè.

Poi c’è tutto l’ospedale San Vincenzo, depotenziato e fatto carne da macello a suon di tagli. L’ennesima riforma della sanità promette (o minaccia, a seconda dei casi) di far diventare questo presidio una “succursale” del Papardo di Messina, roba da brividi soltanto a pensarci perché equivale a considerarsi non una capitale del turismo (e dell’economia) siciliana ma un rione periferico, contrada per di più di un capoluogo che – per assurdo – è sempre andato al traino di Taormina e che non ha niente da insegnarci. Nemmeno in materia di sanità.

E allora al Ccpm si susseguono visite di personaggi famosi e politici. L’unica visita che – senza offesa per nessuno – noi al momento consideriamo utile ed incisiva è stata quella di Fiorello, che la vicenda l’ha presa a cuore sul serio ed è stato pungente come solo lui sa essere. Tutto il resto e’ una passerella che non aggiunge niente e non risolve il problema, con le famiglie che restano in ansia per i loro figli. Aspettando una svolta che al momento non arriva.

E i vari reparti dell’ospedale di Taormina che fine faranno? Si avviano al funerale nell’indifferenza della politica e – peggio ancora – della gente. La scena emblematica è quella dei “famosi” che vanno al San Vincenzo, visitano il Ccpm, si fanno foto e video e se ne vanno ignorando ciò che c’è attorno. Come se al di là della Cardiochirurgia Pediatrica non ci fossero altre unità operative a rischio. Sanita di Serie A e Serie B? Di certo i cittadini, almeno sin qui, non stanno facendo neanche loro la propria parte. D’altronde se alle (inutili) manifestazioni ci vanno sempre 15-20 persone, qualcosa vorrà pur dire. Armiamoci e partite. Poi verrà il tempo in cui a Taormina saranno chiusi alcuni reparti e le prestazioni saranno ridotte, e sentiremo dire: “Ma come mai?”, “Ma com’è successo?” La Regione sta già preparando il “regalo” di Natale, con la riforma che darà la bastonata finale al San Vincenzo. Ognuno si assumerà la responsabilità della propria strafottenza e nessuno venga a lamentarsi quando tra un paio di mesi l’ospedale di Taormina comincerà ad assumere la sua fisionomia finale di un centro di smistamento dei pazienti e bisognerà andare a Messina o a Catania per curarsi. A quel punto non sarà più possibile evitare il trasferimento neanche con la telefonata e la raccomandazione di turno. “Ma come mai, ma com’è successo?” Stavolta non ci sarà Santo in Paradiso che tenga e che possa evitare di andare a finire a 100 km di distanza.

E’ uno scenario quasi da film, una di quelle sceneggiature in cui sin dalla prima scena sai già che non ci sarà il lieto fine, perché gli attori protagonisti non hanno la forza per ribaltare l’inerzia di una trama e il destino di una storia. E l’ambiente che li circonda è ancora peggio, perché chiacchiera e si lamenta ma non fa niente per aiutarli.

Kramer contro Kramer, a Taormina va in scena il triste spettacolo di un ospedale dove il Ccpm va da una parte e il San Vincenzo da un’altra. Non si uniscono le forze e ci si perde in una “guerra fredda” dove ciascuno sgomita per resistere allo spettro della fine. Nessuno fa una battaglia condivisa a 360 gradi. Si pensa e ci si illude che possa bastare la conferma della Cardiochirurgia Pediatrica, mentre attorno incombe uno scenario da “deserto dei tartari”. Ma davvero si è convinti che abbia un senso la sola salvezza del Ccpm se poi verrà data l’estrema unzione agli altri reparti? Sul serio si pensa ancora che il Ccpm e l’ospedale San Vincenzo debbano essere considerati due entità differenti? Attenzione perché, in questo clima da “si salvi chi può”, la spada palermitana di Damocle potrebbe colpire tutti e al Sirina si sta apparecchiando la tavola per un doppio suicidio perfetto. Taormina meriterebbe altro scenario rispetto a quello desolante a cui stiamo assistendo. Si può e si deve puntare su un unico grande polo sanitario, scrollandosi di dosso questo provincialismo che ha condannato la sanità della zona ionica ad essere terra di conquista e presidio di transito. C’è bisogno di un percorso fatto di sinergie e non di altri antagonismi paesani che indeboliscono un territorio sinora salvato soltanto dalla forza millenaria del suo pilota automatico.

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