HomeAperturaIl cartello dei furbi: prezzi alle stelle, il governo dorme

Il cartello dei furbi: prezzi alle stelle, il governo dorme

I rincari sono arrivati anche oltre il 17%. L’inflazione lascia spazio alla speculazione e i generi alimentari tornano a crescere, mentre il governo attende non si sa bene chi e cosa e si limita agli slogan in modalità “faremo”, “vigileremo”, “controlleremo”. Stavolta la guerra non c’entra il sospetto, la quasi certezza, è che sia opera del cartello dei furbi, che spingono in alto i prezzi, a partire da quello della pasta.

Il Codacons si è già mosso con la presentazione di un esposto all’Antitrust relativo proprio ai listini al dettaglio della pasta in Italia. “Dopo le denunce di speculazioni lanciate da Coldiretti, abbiamo deciso di presentare un esposto all’Autorità per la concorrenza affinché accerti possibili illeciti sull’andamento dei listini al dettaglio di tale prodotto – spiega il presidente Carlo Rienzi – L’Istat, nel dato sull’inflazione di marzo, registra rincari medi per la pasta del 18,2% rispetto allo scorso anno, con ricadute pari in media a +25,5 euro annui a famiglia. Aumenti dei listini che, tuttavia, non sarebbero giustificati dall’andamento delle quotazioni del grano. E’ necessario quindi verificare cosa, nello specifico, determina incrementi così forti dei listini, e se vi siano anomalie sul mercato tese a mantenere elevati i prezzi al dettaglio di un prodotto molto presente sulle tavole degli italiani, al punto che ogni cittadino consuma circa 23 chili di pasta all’anno”. Secondo il Codacons si potrebbero configurare, a questo punto, pratiche commerciali scorrette e violazione delle norme in tema di diritti dei consumatori.

Confrontando i dati di marzo 2023 con quelli dello scorso anno, il costo medio di un pacco di pasta in Italia è aumentato del 17,5%. Una cifra che secondo le stime del Codacons si traduce in una spesa annua aggiuntiva di almeno 25 euro per famiglia. Mentre Assoutenti denuncia che in solo 12 province italiane il prezzo al chilo è inferiore ai 2 euro. Ciò che non torna sono i motivi di questi rincari, soprattutto alla luce della riduzione del prezzo del grano duro e dell’energia. Ed è proprio per chiarire questo aspetto che il prezzo della pasta potrebbe diventare il primo banco di prova della Commissione di allerta rapida sui prezzi, istituita un mese fa dal governo con il decreto Trasparenza e presieduta da Benedetto Mineo, ribattezzato Mister Prezzi. La riunione – composta da aziende, autorità competenti, associazioni di categoria e consumatori – si riunirà l’11 maggio al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Ma sino a questo momento il governo cosa ha fatto? Praticamente niente. E’ stata annunciata una task force della Guardia di Finanza, ma nella sostanza Palazzo Chigi si è mosso con ritardo.

In attesa della cabina di regia, le posizioni di agricoltori, consumatori e industria sembrano viaggiare su binari diversi. Secondo Coldiretti, l’aumento del prezzo della pasta è «un’anomalia su cui è bene fare chiarezza, perché il grano duro viene pagato circa 36 centesimi al chilo, ad un valore di oltre il 30% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mentre il prezzo della pasta è aumentato circa il doppio dell’inflazione», spiega oggi l’associazione di categoria sulle pagine del Messaggero. L’industria però prova a difendersi, precisando che i prezzi «dipendono da molti fattori». Non solo: Riccardo Felicetti, presidente di Unione Italia Food, aggiunge: «La pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi». Spetterà alla commissione del Mimit stabilire chi ha ragione e agire di conseguenza. Nel frattempo, l’Unione nazionale consumatori lancia l’allarme: finché la speculazione non sarà definita una pratica scorretta, attacca l’associazione di categoria, «avremo sempre le armi spuntate contro i prezzi troppo alti».

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