TAORMINA – Taormina si lascia alle spalle un’altra stagione d’oro per il turismo e il boom post-Covid che bacia l’economia del territorio si traduce anche nell’altra faccia della medaglia, diventando un potente attrattore per le scorribande di personaggi, più o meno in cerca di autore, che sempre più spesso vanno all’assalto della Perla dello Ionio. L’eterna fertilità di “Mamma Taormina” esercita un irresistibile richiamo della foresta per soggetti di dubbia caratura protesi ad aggrapparsi al seno della città e a farsi allattare, o più semplicemente intenti a fare affari e ingrassare le proprie tasche.
Il 2023 è stato l’anno del record storico di presenze per Taormina, il 2024 ha confermato il trend e il 2025 promette di proseguire il momento positivo. E allora, mentre ci si distrae sempre nelle solite discussioni sulla politica piuttosto che sul lusso, attorno a Taormina accade altro. Piatto ricco, mi ci ficco. Il fuoco di nuove speculazioni cova sotto la cenere. Fioriscono interessi su vari fronti, che si prestano a tante chiavi di lettura e ambiti di azione e che potranno rappresentare anche uno spunto interessante nella narrazione quotidiana delle vicende della città.
C’è chi tenta di intrufolarsi nel mondo dell’hotellerie, non per fare accoglienza di qualità nè per dare un apporto al territorio, ma solo per districarsi nel mondo delle speculazioni immobiliari, con ideali ben lontani dagli albergatori che, invece, danno lustro ogni giorno a questo territorio. C’è chi prova, a maggior ragione adesso, ad arrivare a Taormina per avviare un’attività commerciale ma con un timing già chiaro: dire sì anche ad un super canone che poi non verrà pagato e, nelle more dello sfratto, intanto incassare. La società viene, infine, liquidata per non accollarsi i “pupi” e tanti saluti al proprietario della bottega.
Ma si va oltre. Il boom del turismo accende la più fervida immaginazione. Al cinema c’erano i “Sogni mostruosamente proibiti” di Paolo Villaggio, sotto il cielo di Taormina spuntano mire ancora più fantasiose, da “camicia” e non ci riferiamo alla Dino Erre collofit della buonanima di Maurizio Costanzo. Qui il livello si alza (o si abbassa, punti di vista) e si arriva al must dei professionisti del fumo, che guardano a Taormina con la logica multitasking dell’arraffo: la parola d’ordine è prendere tutto ciò che si può prendere. Si parla di alti specialisti col bollino Ciquita della rete dei pacchi.
A quanto pare, c’è chi vorrebbe utilizzare un pezzo di Taormina come Cavallo di Troia per fare qualche contenitore circense di servizi per il turismo da offrire – ovviamente per amore di Taormina – agli operatori turistici della città. Come? Col “cappello” formale della Città e suonando, di riflesso, il piffero a Regione e Comune ma soprattutto agli imprenditori del territorio, inventandosi un carnet di servizi per le strutture ricettive. Chirurgico il modus operandi: “Io porto un evento, tu mi dai le camere, io te le occupo e le rivendo (a prezzo maggiorato)”, “Tu mi dai pranzi e cene, io te le pago (e ci faccio la cresta). Il tutto con attività annesse e connesse. A contorno, a seconda delle opportunità, qualche bel progetto da far finanziare alla Regione. Per la serie: “Investo zero euro, magari anche una lira e incasso il massimo possibile“. Cercasi allocchi a Taormina. Peccato che la città sia in una fase talmente positiva da non aver bisogno di farsi trainare da carrozzoni esterni. Niente di nuovo sotto il sole, prove tecniche di “Operazione Lazzaro 2.0”, con un vecchio format già sperimentato in altri contesti italiani e che si è puntualmente squagliato come la cera di Santa Rosalia.
E allora attenzione a strane figure che s’affacciano ai salotti del paese, imbucati che non bussano alla porta ma s’insinuano di gran carriera per declinare l’arte dello scrocco, con una sponda o motu proprio. Imbonitori doc alla mercè della madre lingua dei “picciuli“, che sotto la vela bucata di una (im)prenditoria celano intenti predatori da quinta essenza della sola.
Al casello di Spisone si nota un via vai di saltafossi all’arrembaggio della Golosilandia tauromenita. Fremono per sedersi a (capo)tavola e la vogliono imbandita. Scalpitano e s’agiteranno. E più si muoveranno, al netto di intoppi ed imprevisti, e più – per alcuni versi – sarà “bello” il gioco.
E allora dovremo essere guardiani attenti della grande bellezza di questo territorio, troppo spesso stuprato, usato e sfruttato a convenienza. Il mondo ci guarda e abbiamo la responsabilità di dare lustro a Taormina, custodire la storia e scriverne altre pagine, pretendere rispetto e fare tesoro degli errori per non ripeterli. Nella Taormina della rinascita non ci può essere spazio per il trojan di personaggi che non c’entrano nulla con questa città e forse proprio questa stagione segnerà una netta linea di demarcazione per mettere un freno agli appetiti di lupi e marchettari. “Che pacchia Taormina”, diceva un noto cantante. E’ vero, poi bisognerà vedere per chi dura.