Messi insieme hanno raccattato, con i rispettivi partiti Forza Italia e Lega, il 16% complessivo contro il 26% di Fratelli d’Italia eppure Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno deciso di rendere complicata la vita e Giorgia Meloni nel nuovo governo di centrodestra. Non sono trascorsi neanche 20 giorni dalle elezioni, eppure l’ex premier e il capo del Carroccio non ci stanno ad essere relegati ai margini dell’esecutivo e soprattutto non hanno intenzione di riconoscere il peso dei numeri che consegnano, a chiare lettere, la golden share del futuro governo alla Meloni.
L’imboscata a La Russa è stato l’avviso ai naviganti, il segnale a Giorgia e alla sua truppa. Una sceneggiata che, in verità, è parsa uno spettacolo poco edificante ad inizio legislatura. E se il buongiorno si vede dal mattino, l’alba è stata imbarazzante, un teatrino da bambini disposti a tutto pur di avere la caramella. E qui le caramelle reclamate dai due compari sono un paio di ministeri, il doppio se non il triplo rispetto alla consistenza elettorale emersa all’esito delle urne sia per Forza Italia che la Lega. Da una parte c’è la plenipotenziaria di FI, Licia Ronzulli, per la quale bisogna fare spazio senza se e senza ma, e dall’altra c’è Salvini che vuole il Viminale e non sente ragioni. Il rischio, però, è che i due compari abbiano fatto i conti senza l’oste e forse sottovalutano l’alleata che non ha intenzione di farsi imbrigliare. La premier in pectore non sembra preoccuparsi ma neppure esclude di staccare il cordone ombelicale e ripresentarsi davanti agli italiani, con la prospettiva che Fratelli d’Italia quei voti possa riprenderli se non aumentarli, e a quel punto Forza Italia e Lega andrebbero incontro all’imbarcata finale di una possibile o probabile liquefazione dell’attuale 8%. Tirare la corda conviene ancora?
