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H5N1, Bassetti da brividi: “Altra pandemia, se accade 1 su 2 muore”

“Una pandemia molto più mortale del COVID potrebbe arrivare presto. Si tratta della influenza aviaria che ha una mortalità di oltre il 50%. Bisogna lavorare tutti insieme per evitare che succeda e per mitigarne le conseguenze se dovesse succedere”. Così il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, lancia in queste ore l’allarme sul rischio di una nuova pandemia che stavolta rischia, in particolare, di essere causata dall’aviaria. “Sono preoccupato, ha raramente infettato gli umani ma se accade 1 su 2 muore”, ha evidenziato Bassetti.

“Sicuramente il virus H5N1, che poi causa l’influenza aviaria, ha raramente infettato gli umani. Tuttavia quando è successo la malattia ha avuto il 56% di mortalità, ovvero un contagiato su due muore. Il Covid all’inizio, in epoca pre-vaccini, aveva l’1-2% di mortalità. Quindi siamo preoccupati di quello che accade negli animali, sono malattie che prima o poi arrivano nell’uomo”, prosegue Bassetti.

Secondo gli scienziati la prospettiva sarebbe quella di doversi preparare ad nuova emergenza sanitaria. L’influenza aviaria causata dal virus H5N1 è sempre più sotto osservazione da parte delle autorità sanitarie mondiali. Al momento bisogna essere prudenti su quello che accadrà, e la speranza è che tutto possa ridimensionarsi senza arrivare alle proporzioni da incubo poi raggiunte a suo tempo dal Covid.

Nei primi mesi del 2023 sono stati infatti segnalati diversi casi di infezione nei mammiferi. Normalmente, l’influenza aviaria infetta soltanto alcune specie di volatili ma il recente passaggio ai mammiferi preoccupa perché il prossimo potrebbe riguardare gli esseri umani. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ne ha parlato, facendo un quadro della situazione. Negli Stati Uniti, i casi tra alcuni mammiferi sono stati segnalati come in aumento. Cosa sta succedendo e a cosa ci si riferisce quando si parla di Influenza aviaria e del virus H5N1. Sono stati segnalati casi in aumento anche in Asia e nel Regno Unito.

“Nelle ultime settimane ci sono state diverse segnalazioni di casi di influenza aviaria tra i mammiferi come visoni, lontre, volpi e leoni marini che sono stati infettati con il virus H5N1.Per 25 anni si è diffuso ampiamente negli uccelli selvatici e nel pollame, ma il recente salto di specie ai mammiferi deve essere monitorato attentamente”. Così il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha parlato del recente aumento di casi di influenza aviaria nei mammiferi durante una conferenza stampa.

“Per il momento, l’Oms valuta il rischio per l’uomo come basso – ha detto il direttore generale dell’Oms -. Da quando l’H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996 abbiamo visto solo trasmissioni rare e non veicolate da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento”. L’Oms ha riferito di essere al lavoro con le autorità nazionali per monitorare da vicino la situazione e per studiare i casi di H5N1 infezione negli esseri umani quando si verificano. Sempre l’Oms ha poi raccomandato ai Paesi di rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui esseri umani e animali d’allevamento o selvatici interagiscono.

L’influenza aviaria è una malattia virale che colpisce prevalentemente gli uccelli selvatici causata dal virus H5N1. Solitamente, gli uccelli infettati non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per altri uccelli domestici come polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile. L’influenza nel pollame si presenta regolarmente, anche in Italia, sia nella forma causata da virus a bassa patogenicità che da virus ad alta patogenicità (HPAI). Quando l’aviaria si diffonde, soprattutto quando sostenuta da ceppi altamente patogeni, ha conseguenze devastanti: non solo per l’elevato tasso di mortalità che può essere raggiunto, ma anche per il forte impatto economico che ne consegue, dovuto alla necessità di abbattere numerosi animali e alle restrizioni al commercio imposte nelle zone in cui sorgono i focolai.

Le prossime settimane diventano, a questo punto, fondamentali per capire in termini più specifici a quali prospettive si sta andando incontro su questa vicenda che si fa sempre più preoccupante.

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