HomeEditorialiDe Luca al bivio: ora tutto passa da Taormina

De Luca al bivio: ora tutto passa da Taormina

Tramonta la corsa per Bruxelles e adesso Cateno De Luca, dopo i 15 giorni di pausa già annunciati, tornerà a fare il sindaco di Taormina. Per il parlamentare di Fiumedinisi si apre una fase politica tutt’altro che semplice dopo 9 mesi di campagna elettorale ad oltranza, dalle suppletive per il Senato alle Europee, che non hanno prodotto i risultati sperati. L’operazione sdoganamento del progetto di Sud chiama Nord e Libertà si è arenata sugli scogli del responso dei numeri: 1,1% sul dato nazionale e in Sicilia una contrazione netta del consenso per il movimento dal 25% delle Regionali 2022 al 7,6% delle Europee.

Oltre De Luca, sotto De Luca, arriva il momento ormai ineludibile di una riflessione politica che diventa probabilmente lo spartiacque dei destini politici futuri di Cateno. De Luca non può continuare ad essere – per eccesso di generosità o per limiti altrui – l’uomo ovunque del partito, concedendo ritagli di tempo alla fascia tricolore e sacrificando una larga parte di tempo ed energie che i taorminesi speravano sarebbero state dedicate al rilancio di Taormina. E allora c’è in primis la questione di una valutazione da fare sui “fedelissimi” della prima linea, e bisognerà capire se rimarranno sine die intoccabili o se il monito deluchiano del “salterà qualche testa” stavolta farà vittime eccellenti. D’altronde nella dura legge della politica non basta neppure essere campioni mondiali di devozione se poi non si riesce a rappresentare un valore aggiunto e il discorso vale, a maggior ragione, nell’economia di un progetto politico che punta ad uno spazio di rilievo a Palermo e Roma.

In Sud chiama Nord oggi c’è il leader che tira la carretta, corre, arremba, tuona e si spreme a tutto campo, con un tour de force senza tregua (insieme al suo ineccepibile ed apprezzabile staff), esasperando i ritmi che la natura consente agli umani, sino a mettere in pericolo la sua salute. C’è l’uomo bionico e poi ci sono gli altri che si prodigano a battere le mani, mettono i gradi e le stellette ma non portano acqua al mulino e semmai si preoccupano di marcare il perimetro attorno a Cateno, lo assecondano, lo adulano ma prima ancora lo isolano per (man)tenere al suo fianco una posizione privilegiata. Al netto di tutte le dinamiche umane e di questioni personali che esulano dall’analisi politica, se ne sono andati da Sud chiama Nord elementi validi, che avevano fatto la loro parte e che avevano portato risultati apprezzati dallo stesso De Luca, come Carlotta Previti, Dafne Musolino (protagoniste di primo piano dell’Amministrazione De Luca a Messina), Alessandro De Leo (che a Taormina ci aveva messo la faccia alle elezioni 2023), e che poi hanno preso altre strade lasciando la scena ad altri. E sono gli altri che poi sono rimasti e si sono caricati di ulteriori spazi e si sono presi la ribalta, ma alla resa dei conti non hanno fatto la differenza, semmai spesso e volentieri hanno pure prodotto danni come la grandine, contribuendo in modo significativo a far perdere a De Luca consensi, nel panorama regionale, a Messina e a Taormina.

Adesso De Luca rientrerà al municipio di Taormina e all’orizzonte ci sono tre anni (forse anche meno) difficili da gestire, in cui non si prevedono tornate elettorali a nessun livello e bisognerà vedere quanta voglia avrà il leader di Sud chiama Nord di dedicarsi ad una carica e ad una piazza politica che probabilmente gli sta stretta. Tutto riparte dalla piccola ma sempre prestigiosa Taormina, dove De Luca il 28 e 29 maggio 2023 aveva sbancato con 4 mila preferenze e dove, tuttavia, il trionfo totale di quella corsa alla sindacatura è diventato, in soli 12 mesi, la magra dote di un migliaio di voti concessi allo stesso sindaco, candidato in lista per le Europee.

Racconteranno a Cateno – repetita iuvant – che c’è stato l’astensionismo da spiaggia e da aria condizionata, ed è tutta colpa delle tasse, ma oltre le colorite narrazioni di corte, è normale che una città che ha eletto un anno prima un sindaco con 4 mila voti, a distanza di soli 12 mesi vada ai seggi con il solo 38% degli aventi diritto e non abbia avuto la volontà popolare di sostenere il proprio sindaco? Chiedersi come e perché sia cambiato così repentinamente l’umore della gente. Chiederselo e darsi una risposta. Come ci si potrebbe chiedere perché Messina abbia concesso 20 mila voti anziché i 60 mila attesi da De Luca, che su Messina aveva puntato forte e dove credeva sarebbe arrivata una risposta importante.

Taormina è la sintesi perfetta del corto circuito che ha bloccato la crescita di Sud chiama Nord. Nei piani di De Luca rimane scolpito in modo non scalfibile l’obiettivo di dare l’assalto alla presidenza della Regione Siciliana e ci riproverà senza alcun dubbio, ma a questo punto gli rimane una sola via maestra da percorrere per tornare a coltivare in termini competitivi il suo sogno di sempre: faccia tesoro degli errori commessi e torni intanto a fare l’amministratore, cosa che ha già dimostrato di saper fare bene nelle sue varie esperienze in cui non era stato distratto dalle campagne elettorali e non aveva lasciato spazio ad altri. Ma soprattutto riorganizzi le fila, faccia piazza pulita e azzeri tutto. Non c’è altra strada all’orizzonte per provare, perlomeno, a dare una sterzata. I commenti trionfalistici da bar lasciano il tempo che trovano, De Luca è troppo intelligente per non aver fatto già una lettura dei numeri concreta e aderente alla realtà.

Taormina doveva essere il trampolino di lancio per Palazzo d’Orleans, ora è tutta un’altra storia. E forse è già diventata altro.

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