HomeAttualità e CronacaDall'artigianato al lusso: Taormina bella senz'anima

Dall’artigianato al lusso: Taormina bella senz’anima

TAORMINA – C’era una volta la Taormina dell’artigianato locale e delle attività commerciali legate al territorio, e c’è adesso una Taormina che ha messo dentro tutto e il contrario di tutto e si presenta agli occhi dei suoi visitatori come un enigmatico ibrido, a metà tra una gran voglia di lusso e un’innegabile vocazione all’accoglienza di prossimità.

La capitale del turismo siciliano ha declinato dagli Anni Duemila in poi, le parole di una celebre canzone di Riccardo Cocciante: “E quando a letto lui ti chiederà di più, glielo concederai perchè tu fai così, come sai fingere e ti fa comodo”. E così la storia della finzione e del comodo si è compiuta a Taormina, dove – al netto del tempo che passa e delle mode che cambiano da un’epoca all’altra (aspetto innegabile) – ad un certo punto si è deciso di aprire la stagione del lusso e molti sono andati appresso a realtà affermate che la moda la conoscono e la fanno da una vita. Un esempio su tutti rende l’idea: il cuore pulsante della moda a Taormina è la famiglia taorminese dei Parisi, un’azienda leader del settore e ad un certo punto i suoi successi e le sue aperture di vari punti vendita hanno suscitato uno spirito di emoluzione che ha portato ad un vero effetto domino.

C’è chi ha dismesso piccole attività per inseguire il “sogno” del fare altro e di provare ad alzare l’asticella, senza averne però la solidità economica e le spalle larghe per questa rivoluzione. Qualcuno si è ritrovato gambe all’aria senza via di scampo, altri dopo aver fatto il passo più lungo della gamba hanno dovuto tirare il freno in extremis, ma soprattutto sono accadute due cose: la prima è che chi si è snaturato e ha tentato di fare cose che non gli sono riuscite, ha lasciato un grande vuoto e in quello spazio si sono create le condizioni ideali per l’avvento in città dei “pirati”, nel volgere di un ventennio diventati i padroni del commercio locale. Per intenderci ci riferiamo a quelli che arrivano da fuori e se ne fregano del romanticismo e dei sentimentalismi di Taormina, hanno accettato affitti esorbitanti e se ne sono fatto carico per l’utilità di fare una o due stagioni a Taormina o altrimenti sono rimasti aperti – pure con 10-12 mila euro di affitto sul groppone – anche senza uno straccio di cliente e se lo possono permettere sol perchè ci sono artifizi di bilancio che consentono di tenere la “bandierina” a Taormina.

In tutto questo espressioni ben diverse come l’artigianato locale vanno sparendo e forse non saranno più l’ideale per chi sogna di aprire un’attività e c’è da chiedersi: hanno ancora un senso? Se fatte bene sono ancora importanti e possono essere attrattive per i turisti stranieri che – con tutto il rispetto per noi – di negozi del lusso possono trovarne di livello ben più alto anche altrove e magari gradirebbero trovare non una selva di boutique con una bella vetrina ma fredde e senz’anima ma attività che sappiano mostrare le peculiarità e l’identità del posto. A patto che Taormina si decida a capire, una volta per tutte, cosa vuole fare da grande, che turismo vuole e che commercio vuole offrire. Non è più tempo di continuare a sfogliare la margherita delle chiacchiere, serve una visione lucida del futuro e soprattutto delle scelte coraggiose che diano un pò di senso al presente.

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