Nel 2022 Un milione e 600 mila persone nel nostro Paese hanno lasciato il proprio lavoro dando le dimissioni e il dato viene commentato e analizzato da Giuseppe Conte, leader dei Cinque Stelle.
“Non mi sorprende questo numero record di dimissioni, soprattutto fra i giovani. La logica attuale del mercato del lavoro, alimentata dalla grancassa di una politica miope, impone la retorica per cui un impiego debba essere accettato a prescindere. A qualsiasi condizione, anche con stipendi bassi. Poco importa che le proprie competenze siano calpestate, che i turni siano massacranti, che i contratti siano di un solo mese, che non resti spazio per la vita personale e familiare. Ce lo ricordano ogni giorno esponenti del Governo: i giovani accettino tutto, indipendentemente dal loro titolo di studio, dal percorso fatto. “Trovatevi un posto di lavoro anziché il metadone di Stato” è la litania quotidiana. Salvo poi non riuscire a proporre neppure uno straccio di politica per creare nuove occasioni di lavoro. Anzi. Se ci sono misure, come il Superbonus, che hanno creato 900mila nuovi posti di lavoro, meglio cancellarle”.
“La prima emergenza per l’Italia è ristrutturare completamente il mercato del lavoro. Siamo indietro rispetto al resto dell’Europa. Mentre negli altri Paesi aumentano i salari minimi, noi continuiamo a respingere anche la soglia minima che segna la dignità del lavoro. Mentre negli altri Paesi sperimentano la riduzione del tempo di lavoro anche al fine di aumentare la produttività, noi copriamo gli occhi su una realtà fatta di turni di lavoro spesso più lunghi e massacranti di quanto segnato nelle buste paga. Mentre all’estero è una continua competizione per creare ambienti di lavoro motivanti e prospettive occupazioni stabili, noi facciamo la guerra al “decreto dignità” e incentiviamo il precariato selvaggio.
“Poi arrivano le statistiche – conclude Conte – e non comprendiamo perché i nostri giovani preferiscano affrontare l’incognita di nuovi sacrifici anziché rassegnarsi ad accettare condizioni di lavoro umilianti e poco dignitose. Anche la pandemia ci ha spinto a misurarci più profondamente con il tema del tempo e della qualità del lavoro. Abbiamo riscoperto l’importanza degli spazi di vita, del tempo trascorso con le persone che amiamo, delle competenze che abbiamo e delle esperienze che abbiamo accumulato. Continueremo a lavorare con le nostre proposte a livello nazionale e sui territori per fermare con tutte le nostre forze il Paese dei voucher, della precarietà, del lavoro per sopravvivere, anziché per vivere. Bisogna rialzare il livello di dignità del lavoro, bisogna rialzare la testa”.