I russi continuano a negare il massacro di Bucha e la strage dei civili diventa occasione per lanciare strali contro l’Ucraina con le teorie più disparate che offendono la memoria delle vittime e probabilmente anche l’intelligenza di chi inventa teorie e giustificazioni anzichè assumersi le responsabilità di un genocidio.
Non usa mezzi termini il sindaco della città ucraina. Anatoly Fedoruk, intervistato dalla Cnn, che ha detto di non avere dubbi sui mandanti: “Sono stati uccisi in modo indiscriminato dagli occupanti russi, molti di loro erano anziani. Avevamo l’impressione che i russi avessero la luce verde da Vladimir Putin e il suo ministro della Difesa Sergej Shoigu per un ‘safari’ in Ucraina”.
Il primo cittadino di Bucha ha lanciato un sospetto che appare ancora più agghiacciante: “Non hanno potuto conquistare Kiev e così hanno sfogato la loro rabbia su Bucha e i suoi dintorni”. Intanto le autorità stanno lavorando per identificare i corpi rinvenuti per le strade. Tra le vittime di quelle che Fedoruk definisce “ciniche atrocità” ci sono anche alcuni bambini e adolescenti. “Non rappresentavano nessuna minaccia per le truppe russe – ha proseguito – e non era possibile che non rendersi conto che erano bambini, non vedere una mamma con un bambino. Non li perdoneremo mai per questo e non saranno mai perdonati né in cielo né in terra”.
Gli ucraini ora temono altre stragi, ulteriori mattanze ai danni di civili inermi che diventano bersaglio di crudeltà spietata delle truppe russe. “Credo che ci dobbiamo aspettare le stesse immagini nel resto del territorio di Kiev, a Mariupol e Kherson – ha ammesso – non potevano avanzare, le forze ucraine li hanno fermati e quindi hanno torturato civili. È questo il loro modo di procedere, questa è la denazificazione di cui parla Putin, ma in verità è la disumanizzazione dell’Ucraina”. E la comunità internazionale ancora esita, chiacchiera a vuoto e pensa di fermare Vladimir Putin con i diplomatici e con le sanzioni, anziché obbligare i Capi di Stato a scendere in campo e portare avanti in prima persona il negoziato di pace.
