HomeAttualità e CronacaCinque anni fa il G7 a Taormina: lo spot mondiale della "compensazione"

Cinque anni fa il G7 a Taormina: lo spot mondiale della “compensazione”

TAORMINA – Sembra ancora ieri eppure sono già trascorsi cinque anni esatti dal G7 che il 26 e 27 maggio 2017 è andato in scena in Sicilia, a Taormina.

La ricorrenza è di quelle speciali perché riporta alla memoria collettiva un evento che, al netto della pochezza espressa nei contenuti politici, è riuscito a portare Taormina al centro del villaggio mediatico mondiale, con una eccezionale ribalta planetaria che non ha precedenti nella storia della città e probabilmente non si ripeterà più in quei termini.

Rimane il ricordo di una città che ha vissuto non soltanto quella due giorni irripetibile ma – in modo ancora più intenso – le fasi che hanno preceduto il G7: i mesi dei preparativi, i cantieri, il territorio vissuto in una maniera del tutto differente rispetto alla normalità, l’invasione impressionante di oltre 7 mila tra uomini delle forze dell’Ordine e militari dell’esercito chiamati a garantire la sicurezza in un paese blindato.

Il G7 Taormina non verrà ricordato per i risultati che ha prodotto in materia di politica estera, né sull’economia globale o la riduzione delle disuguaglianze e la crisi migratoria. Ma nella storia della città e di questo territorio rimarrà il prestigio mondiale di questo appuntamento e i suoi momenti simbolici.

Una cartolina tra tutti: la sfilata dei Capi di Stato in Corso Umberto la mattinata del 26 maggio, una passerella tra due ali di folla, con la gente orgogliosa ad accompagnare i leader ma soprattutto a prendersi gli sguardi del mondo intero in quegli istanti interamente rivolti sul vertice di Taormina. Allo stesso modo vanno ricordati l’arrivo dei potenti del mondo a Taormina e il concerto evento al Teatro Antico e il vertice al “San Domenico” preceduto dallo spettacolo delle Frecce Tricolori.

Il G7 è stato ossigeno mediatico e promos turistico allo stato puro, con una potenza nemmeno quantificabile in una città conosciuta e visitata più di qualsiasi altra in Sicilia, eppure restia al cambiamento e che preferisce vivere di amarcord e (per fortuna) in un modo o nell’altro riesce poi a nascondere le sue magagne e il suo decadentismo con il fascino prepotente dei propri luoghi.

Il G7 è stata una rappresentazione plastica di come Taormina potrebbe e dovrebbe essere ma non è bastato ad insegnare qualcosa e far cambiare in meglio Taormina e i taorminesi (compresi i residenti trapiantati ed acquisiti vari). Poteva essere una straordinaria opportunità per alzare il livello collettivo del modo di pensare, di vedere e vivere le cose, il punto di caduta per dare una sterzata e scrollarsi di dosso le scorie di una mentalità paesana e l’abitudine cronica a fare ciascuno quel che gli pare.

Così non è stato, e già dalla mattinata dopo, quando il G7 è finito, la città è tornata subito al perfetto disordine quotidiano di sempre. E d’altronde, da queste parti, si è avuto il coraggio di massacrare il G7 per mesi, non sono mancate polemiche e persino le proteste di chi lamentava i “disagi” e chiedeva che per la previsione a Taormina di uno spot mondiale a costo zero per il territorio ci fosse poi una “compensazione”. Roba da sublimazione del masochismo, uno di quei piccoli grandi capolavori di quell’oceano di incompetenti e cervelli bolliti che da Taormina sino alla Siberia ormai sono diventati una piaga della nostra vita, ad ogni latitudine.

Delizie e croci di una piazza come Taormina che potrebbe ambire ad avere molto di più ma rimane ostaggio del suo voyeurismo spicciolo, dentro una sorta di feudalesimo della pagnotta, tra veleni, invidie e retro-pensieri da vuoto cosmico. Sino ad esondare nella critica perenne su tutto e tutti, anziché cercare di sorridere alla vita, fare comunità e costruire qualcosa da una prospettiva condivisa, per un fine davvero comune.

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