HomeSiciliaCateno al veleno: faranno il voto disgiunto?

Cateno al veleno: faranno il voto disgiunto?

L’ultima settimana di campagna elettorale in Sicilia vive in queste ore sull’onda dei veleni per i possibili, presunti, tradimenti nel centrodestra, evocati (invocati) da Cateno De Luca che punta a spaccare il centrodestra per superare Renato Schifani nella corsa alla presidenza della Regione Siciliana.

Ad agitare le acque è De Luca che punta sul voto disgiunto e in un’intervista a “Live Sicilia” ha indicato due nomi e due cognomi di chi potrebbe portarlo alla vittoria e si tratta di due volti pesanti del centrodestra: Gianfranco Miccichè e Raffaele Stancanelli. Due al netto di tre, perché a margine c’è pure la zizzaniata finale che chiama in causa Nello Musumeci.

“Un Micciché che ha subito l’angheria dell’imposizione di un suo nemico giurato, che è Schifani, volete che di fronte al testa a testa non possa finalmente reagire e farselo fuori definitivamente?” si è chiesto De Luca, seminando dubbi e tensioni nella coalizione avversaria, con il chiaro intento di avvelenare i pozzi e aprire uno squarcio nel principale fronte politico in campo contro di lui.

Miccichè ha smentito le voci sul voto disgiunto ma non sarà stato contento di sentire Schifani che ha apprezzato il lavoro di Ruggero Razza alla Sanità, in un contesto dove invece la stragrande maggioranza dei siciliani boccia senza appello la gestione di questo assessorato negli ultimi cinque anni, imputando a Nello Musumeci di aver fatto un errore colossale in questa scelta e nella successiva insistenza nel riposizionarlo nuovamente in Giunta dopo la bufera giudiziaria sulle vicende Covid.

“Se io facessi un accordo con Cateno De Luca mi darebbero il tso. Una volta che è andato via Musumeci, fare l’accordo con De Luca sarebbe folle. Di tutte le minchiate che dice – ha detto poi sempre Miccichè a Live Sicilia – la più grossa è quella che nel centrodestra qualcuno faccia un voto disgiunto e in particolare che possa farlo Micciché. De Luca ha detto che io farei il presidente dell’Ars, sono minchiate colossali. Non dobbiamo meravigliarci che i siciliani gli vadano dietro, i primi sono i nostri politici che gli credono. Gli unici che fanno il voto disgiunto possono essere quelli di Musumeci, che hanno interesse a dimostrare che si può perdere senza di lui”.

L’altro nome sul quale si addensa l’ombra del tradimento politico a Schifani è Raffaele Stancanelli, che da tempo veniva accreditato per la successione a Musumeci e poi letteralmente disarcionato dal suo stesso partito Fratelli d’Italia, che ne ha spento le velleità in malo modo, preferendo poi puntare – dopo l’uscita di scena dell’attuale governatore – sul forzista Schifani.

“Volete che un uomo come Raffaele Stancanelli, dopo quello che ha subito dal suo partito, non faccia una riflessione e dica alla fine De Luca lo conosco, è un bravo amministratore, perché non devo votarlo? Io dico grazie, perché se riesco ad andare oltre al 41%…”, ha detto sempre De Luca. E anche qui ha risposto Stancanelli: “Il mio amico Cateno corre con la fantasia perché io non faccio parte di nessun partito parallelo. E’ vero che mi ha offerto il caffè parecchi mesi fa lui, quando ho tentato di tenerlo ancorato al centrodestra, ma poi gli avvenimenti ci hanno superato. Oggi è candidato e non posso ricambiare, lo farò in periodo non sospetto”.

Ma c’è un terzo nome che circola nei veleni di fine campagna elettorale ed è anche e soprattutto quello del presidente della Regione ancora in carica, Nello Musumeci. In questo caso non si parla di voto disgiunto ma semmai di disimpegno sostanziale rispetto al candidato del centrodestra.

De Luca e le malelingue sussurranno: quale interesse potrà avere Musumeci a far votare Schifani dopo essere stato disarcionato e scippato del diritto alla ricandidatura dall’ossessione anti-musumeciana di Miccichè? E se il buon Nello preferisse far perdere Schifani per dimostrare che il candidato vincente era ancora lui?

Difficile se non impossibile immaginare in questa galassia Musumeci che sceglie il voto disgiunto in favore di chi ha detto sinora “peste e corna” di lui, tutto al più si potrebbe immaginare che non si mobiliterà in ogni modo possibile per un candidato che doveva essere nuovamente lui e che invece sarà un ripiego last minute per il fatto personale di Miccichè. Anche in questo caso Musumeci, persona perbene che si è chiamato fuori troppo in fretta dalla mischia, gela le malelingue e allontana tutte queste voci, tanto più se poi il suo successore dovesse prendere le sembianze dell'”odiato” De Luca.

Mettiamola così: il dato di fatto è che De Luca sta facendo una campagna elettorale martellante ed è l’unico candidato presidente nelle città e nelle piazze di tutta la Sicilia. E se vincerà sarà tutto merito di questa sua straordinaria caparbietà e dell’indubbia abilità strategica. Schifani è un uomo delle Istituzioni che merita rispetto ma non entusiasma. E’ il risultato politico – si vedrà il 25 settembre se vincente o meno – di una coalizione che si è scannata e che ha una gran paura di perdere perché ha capito all’89esimo minuto quello che anche un bambino di due anni avrebbe compreso, e cioè di aver scelto un candidato in modalità “rimpiazzo” meno divisivo ma anche assai meno popolare di Musumeci. E lui, il governatore di Militello, si è fatto impallinare da Micciché accontentandosi di andare a Roma, pur sapendo che sarebbe stato il candidato più ovvio e che, forte del suo consenso, al netto dei suoi errori e dei detrattori, le elezioni le avrebbe quasi certamente vinte.

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