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Caso Munnia, parte “l’assedio” a Lo Presti. Ma il problema è Rambo o Attila?

TAORMINA – La vicenda del vicecomandante della Polizia locale, Alessandro Munnia, che sbatte la porta e se ne va, dichiarandosi “mortificato” sul piano professionale, apre altri scenari al Comune di Taormina e soprattutto sul Comando della Polizia locale. Come anticipato da TN24 Munnia ha inviato una nota al sindaco e alla Giunta nella quale comunica il preavviso di recesso unilaterale dalla convenzione che regola il suo rapporto di lavoro con l’ente. Munnia già nei prossimi giorni si presenterà dal Comandante Lo Presti per “le consegne di fine servizio”.

Per chi si fosse perso la notizia, a giugno scadrà la convenzione in essere tra i Comuni di Taormina e Zafferana Etnea. Munnia ha maturato in questi mesi un importante numero di ore di lavoro straordinario alle quali, nell’ambito della convenzione in oggetto, dovrebbe fare seguito un rimborso delle spese affrontate per raggiungere Taormina, dal comune del Catanese. Un ingente credito economico che, ad oggi, pare non aver trovato relativo riscontro, in riferimento all’attesa liquidazione delle spettanze vantate. Così, tra “ore accumulate” e “ferie pregresse”, l’ispettore capo ha fatto sapere che a partire dalla prossima settimana “si asterrà dal servizio”. Quindi è “da considerare cessata la convenzione predetta per recesso unilaterale dello scrivente”. Fine dei giochi.

A questo punto c’è da chiedersi: ma come mai Munnia – che, ribadiamo, è un professionista esemplare, merita stima e considerazione e dovrebbe essere ritenuto un valore aggiunto per il Comune di Taormina – ha accumulato tutte queste ore di lavoro straordinario non pagato? Vogliamo anche svelare quante sono quelle ore? Sono 400 per esattezza. Si dirà che il Comune è ancora in dissesto e ci sono difficoltà, e non ci piove sulle complessità e le ristrettezze imposte dal default. Il fatto è che la questione del dissesto in altri ambiti, dal Natale al Carnevale, passando per una lunga serie di incarichi esterni tutti legittimi nella forma ma molto discutibili nella sostanza, non si pone e non si ravvisa. Il dissesto c’è ma o vale per tutto e per tutti o non c’è per niente e nessuno. Da questo non si scappa.

I soliti malpensanti in salsa taorminese hanno un’altra fantasiosa teoria, ed è un retropensiero al quale ovviamente noi non crediamo. Secondo questa teoria “complottista” il caso Munnia potrebbe essere, in realtà, un segnale all’“ingestibile” Rambo, il Comandante Daniele Lo Presti, che insieme a lui aveva già lavorato alla Polizia metropolitana, con i medesimi ruoli per entrambi. Munnia è arrivato a Taormina perché lo ha voluto qui Lo Presti. E allora accompagnare alla porta Munnia, spingerlo all’addio a Taormina potrebbe diventare una mossa per isolare Lo Presti e metterlo alle strette? Chissà.

Non è un mistero che i rapporti tra l’Amministrazione e Lo Presti non siano esaltanti, mettiamola così. Lo Presti vorrebbe restare a Taormina e fare bene qui, è uno che ha le capacità per dare un apporto positivo al Comune e lo ha già dimostrato in questi anni. Vorrebbe (e meriterebbe di) giocarsi le sue chance con un organico adeguato che non ha mai avuto a disposizione, con quei rinforzi che potrebbe metterlo nelle condizioni di superare una condizione atavica di emergenza che al Comando di Polizia locale di Taormina si protrae da un tempo infinito. Dovrebbero arrivare quattro agenti per effetto di una recente procedura già indetta dal Comune. Il punto, però, rimane proprio la figura di Lo Presti, che appare scomoda e non gode di grandi simpatie all’interno del palazzo municipale.

Curioso e a suo modo significativo appare un passaggio fatto dal sindaco Cateno De Luca, nel dare l’annuncio della nuova linea navetta Taormina-Ospedale, durante la cerimonia di presentazione dei nuovi bus di Asm. “La procedura è definita, manca solo il parere del Comando di Polizia locale (già rilasciato in termini positivi, ndr), ma non è che è un Ministero, lo deve dare ad horas…”.

Il caso Munnia, al netto di quello che sarà il finale di questa vicenda e se troverà cioè una soluzione (auspicabile) per la permanenza a Taormina del vicecomandante o se lo si farà andare via, sembra, insomma, un “telegramma” a Lo Presti. Per la serie: “Se magari poi vai via anche tu non ci dispiace…”.

Nel frattempo è arrivato anche il polverone di domenica scorsa dei carri multati e sequestrati dalla Polizia locale, una questione sulla quale tutto si è già detto e scritto. E anche qui appare curioso che Lo Presti, dopo 24 lunghe ore di silenzio siberiano dell’esecutivo, sia stato poi difeso a spada tratta (indicazione di scuderia?), in varie dichiarazioni, dagli amministratori. Anche perché nelle chat del palazzo e nelle consultazioni politiche post-blitz, in realtà, forse non è andata esattamente così. E’ un pò come il buon padre che si complimenta con il figlio dicendogli: “Bravo, ti faccio i miei complimenti, ma te la potevi risparmiare”.

Quindi che si fa con Lo Presti? Lo convinciamo ad andarsene e assecondiamo le perplessità di qualche sussurratore di “gallinai”? Lo “confiniamo” in esilio in qualche comune amico dell’hinterland ionico? O piuttosto si cerca un punto di sintesi e di equilibrio, ci si confronta e si va alla fonte del vero problema del Comune e si prende coscienza che il nervo scoperto di questa Amministrazione è da ricercare altrove? Il bivio del duo Munnia-Lo Presti è un ulteriore test per capire sino a che punto il sindaco De Luca, al di là delle sue legittime valutazioni, sarà disposto ad assecondare l’attuale impianto amministrativo del Comune e bypassarne il vero nodo, senza realizzare che non è Lo Presti ma qualche altro inquilino del palazzo che gli sta facendo perdere simpatie e consensi in città. Le Europee si avvicinano, il sentimento popolare viaggia in ebollizione come una pentola a pressione, sulle frequenze di un altro mood. Il tempo si fa tiranno e ‘A quattara ca va all’acqua, o si rumpi o si ciacca.

Rambo diceva: “Io lo so che non sono un tipo comune ma questa non è la mia guerra”. E poi c’è il mantra di Attila: “Lì dove sono passato io, l’erba non crescerà mai”. Rambo o Attila, la via del ramo secco non è poi così difficile da vedere. Noi, se fossimo Cateno, non avremmo dubbi sulla direzione in cui – politicamente parlando – far entrare in azione la sua Cesoia Amazon per provare a rimettere in carreggiata la barca.

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