HomeSportCaso Juve, le carte della Procura: ipotesi revoca 3 scudetti

Caso Juve, le carte della Procura: ipotesi revoca 3 scudetti

L’inchiesta della Procura di Torino sui falsi in bilancio che sarebbero stati perpetrati dalla dirigenza della Juventus potrebbe portare alla clamorosa revoca di tre scudetti alla società bianconera.

Il quadro economico-finanziario della Juventus esprime perdite complessive per 612,9 milioni negli ultimi cinque anni con circa 700 milioni di cassa bruciata e oltre mezzo miliardo di euro in aumenti di capitale iniettati dall’azionista, la holding Exor, per coprire i maxi-rossi, su comprensivi 820 milioni richiesti al mercato. Sono i numeri a dir poco preoccupanti quelli della Juventus: con tre aumenti di capitale negli ultimi dieci anni. Se si esclude quello più contenuto e lontano nel tempo da 120 milioni nel 2011, le ricapitalizzazioni avvenute ammontano a 300 milioni di euro.

L’inchiesta, stando alle prime ipotesi, potrebbe mettere in discussione, analogamente a quanto avvenne per Calciopoli, l’assegnazione dei titoli conquistati dalla Juventus nelle annualità interessate dalle ipotesi di reato, se dovessero essere accertate le accuse ed in caso di relative sentenze di condanna per i fatti in oggetto. Un’eventuale, clamorosa, revoca degli scudetti, se la Figc dovesse poi a sua volta agire in questa direzione, riguarderebbe il campionato 2019-20, che vide classificarsi al secondo posto l’Inter, il torneo 2018-2019 con il Napoli al secondo posto e quello 2017-2018, che si risolse tra le polemiche sempre con il Napoli al secondo posto.

Il 24 ottobre scorso la Procura di Torino (procuratore aggiunto Marco Gianoglio con i sostituti Mario Bendoni e Ciro Santoriello) ha notificato ai componenti – allora in carica e adesso dimissionari – del consiglio d’amministrazione della Juventus FC l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, che avevano avuto inizio nel corso dell’estate del 2021, nell’inchiesta della guardia di finanza per falso in bilancio, condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale torinese. Analogo avviso è stato notificato a dirigenti con responsabilità strategiche, ai componenti il collegio sindacale e al revisore legale.

I reati per i quali gli investigatori procedono sono, principalmente, il falso nelle comunicazioni sociali e le false comunicazioni rivolte al mercato, trattandosi di società quotata nel mercato telematico azionario. Le annualità prese in considerazione dall’istruttoria ora conclusa sono tre: il 2018 (bilancio approvato il 24 ottobre 2019); il 2019 (bilancio approvato 15 ottobre 2020) e il 2020 (bilancio approvato il 29 ottobre 2021). Per alcuni dirigenti della Juventus erano state chieste misure cautelari, che il giudice Ludovico Morello ha respinto.

“Il quadro probatorio acquisito – scrive il procuratore di Torino, Anna Maria Loreto – consente di delineare, ad avviso di questo ufficio, un’attività di alterazione delle poste di bilancio (e quindi dei risultati di esercizio) quale conseguenza, in primo luogo, di un anomalo ricorso a operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti, operazioni, per altro, nel complesso distoniche nel panorama nazionale. Operazioni di scambio che, non generando flussi finanziari di sorta, risultano, sempre secondo l’impostazione dell’accusa, concluse a valori stabiliti dalle parti in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità dì bilancio del momento: tali operazioni sono state ritenute fittizie, anche alla luce del contenuto di conversazioni registrate nel corso delle indagini. Le plusvalenze generate da queste operazioni, in conseguenza, sono state rivisitate secondo i principi contabili internazionali, cui Juventus Fc, quale società quotata, deve comunque attenersi, al pari delle altre società quotate nel mercato telematico azionario”.

Loreto continua spiegando che “sempre ad avviso di questo Ufficio, un ulteriore intervento, finalizzato ad alterare i risultati di bilancio, è stato individuato nelle cosiddette manovre stipendi, che hanno coinvolto due annualità (il 2020 ed il 2021). Sussistono, infatti, concreti elementi per ritenere che, con riguardo alla prima manovra stipendi (stagione sportiva 2019/2020), i calciatori, in accordo con la società, abbiano rinunciato a percepire, in concomitanza con il periodo pandemico, una sola mensilità e non quattro, come per contro comunicato da Juventus Fc nel marzo 2020. Le restanti tre mensilità, in ipotesi di accusa, non sarebbero state oggetto di rinuncia, bensì di differimento ad esercizi successivi. Con riguardo alla seconda manovra stipendi (stagione sportiva 2020/2021), avente ad oggetto accordi individuali di riduzione stipendiale per le mensilità marzo-giugno 2021, con contestuale integrazione, subordinata alla permanenza del calciatore interessato presso Juventus Fc ad una certa data (il tutto secondo quanto in apparenza emerso da scritture depositare presso la Lega Nazionale Professionisti – Serie A), va osservato come, a seguito di perquisizione, sono state rinvenute e sequestrate, al di fuori della sede sociale, scritture private contenenti l’impegno incondizionato della società al pagamento degli stipendi oggetto di riduzione, anche in caso dì trasferimento del calciatore a club terzo e, pertanto, di contento contrario a quanto risultante dai contratti depositati presso la Lega (cosiddetta loyalty bonus)”.

In definitiva, scrive sempre il procuratore, “trattandosi di accordi che hanno avuto ripercussioni tanto sui risultati del bilancio approvato il 29 ottobre del 2021 (per un importo che allo stato viene stimato in 27.534.000 euro), quanto sulle risposte fornite da Juventus Fc alla Consob, a seguito di puntuale richiesta di informazioni ex art. 115 digs 58/1998 inoltrata in data 14 aprile 2022, ne discendono ipotesi di reato non solo relative alle false comunicazioni sociali ma anche all’ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza (Consob nel caso di specie)”.

Quanto all’esercizio 2018 (bilancio approvato il 24 ottobre 2019), secondo la procura risulta essere stata indicata una minor perdita di esercizio, pari a 39.896.000 euro anziché pari a 84.506.000 euro; un patrimonio netto positivo, pari a 31.243.000 euro, anziché negativo, pari ad 13.367.000 euro.

Quanto all’esercizio 2019 (bilancio approvato il 15 ottobre 2020), risulta, sempre secondo le conclusioni dei consulente, essere stata indicata una minor perdita, pari a 89.682.000 euro anziché pari a 236.732.000 euro; un patrimonio netto positivo pari a 239.204.000 euro anziché pari a 47.543.000 euro.

Quanto all’esercizio 2020 (bilancio approvato il 29 ottobre 2021) risulta essere stata indicata una minor perdita di esercizio, pari ad 209.514.000 euro anziché pari ad 222.477.000 euro; un patrimonio netto positivo, pari a 28.827.000 euro, anziché negativo, pari a 175.791.000.

Da tali differenze è conseguita l’ulteriore contestazione del reato di aggiotaggio informativo, essendo Juventus Fc società quotata nel mercato telematico azionario (stesso reato che è stato contestato anche per la vicenda della comunicazione del taglio delle quattro mensilità degli stipendi che sarebbero state in realtà solo una). Ad alcuni degli indagati è stato anche contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, essendo emerso, secondo questo la procura, che la società bianconera abbia corrisposto ad agenti (cioè a fornitori strategici per l’impresa) somme per prestazioni che non hanno trovato riscontro e che, pertanto, sono considerate inesistenti, con contestuale danno all’erario per indebita detrazione dell’Iva.

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