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Basta Silvio, ora vai a casa

Quando sono ormai trascorsi 28 anni dalla sua discesa in campo con Forza Italia, Silvio Berlusconi sembra ormai arrivato al capolinea della sua lunga ed intensa parabola politica e l’ultimo capitolo di questa controversa storia di potere sta rasentando ormai un livello pietoso. Non è trascorso nemmeno un mese dal successo del centrodestra alle elezioni, non è neanche nato il nuovo governo e il Cavaliere si è imbucato in una guerra assurda e stucchevole contro Giorgia Meloni che alle elezioni ha ottenuto con il suo partito il 26% ed è l’indiscussa vincitrice delle elezioni Politiche. Gli altri, Salvini e Berlusconi, la Lega e Forza Italia, hanno ottenuto l’8%, un terzo dei consensi della Meloni. Tutto il resto è noia.

Eppure Berlusconi non ci sta e allora, gasato ed esasperato da chi non è più difficile immaginare, arringa e sbraita, perché pretende i ministeri per le dame di corte. Fa mancare per ripicca i voti del suo partito alla maggioranza per l’elezione del presidente del Senato perché la Meloni non vuole nell’esecutivo la fedelissima di Arcore, Licia Ronzulli, e arriva persino a scrivere un foglietto contro la Meloni, allo stesso modo dei bambini di quarta elementare che odiano la propria maestra per il compito di matematica. Poi i due si incontrano e si chiariscono, scoppia la pace. Tutto risolto. Anzi no, perché 24 ore dopo parte una nuova sparata del Cavaliere, che bombarda l’intesa, stavolta ci mette il carico e non solo asserisce di avere un accordo (inesistente) con la Meloni su Casellati per il Ministero della Giustizia (peccato che il favorito sia Carlo Nordio), ma addirittura si concede il lusso di “parole d’amore” per l’amico Vladimir Putin, con lo scambio di Vodka e Lambrusco e un segnale non troppo velato sulla sua posizione circa la guerra in Ucraina. Con il risultato capestro che il forzista Antonio Tajani potrebbe rimetterci, a questo punto, la nomina al Ministero degli Esteri.

Roba da mettersi le mani nei capelli, perché, tra una boiata e l’altra del Cavaliere, è chiaro che i problemi degli italiani in questo momento sono ben altri e assai più gravi, c’è chi non ce la fa più ad andare avanti e non può pagare le bollette, le imprese falliscono e le attività chiudono, le famiglie arrancano, e Berlusconi tiene in scacco per qualche poltrona in più per amici ed amiche di merende.

C’è un tempo per tutto e questo non può che essere quello del dire basta e mettere un punto. A tutto c’è un limite, serve rispetto per la gente che soffre e attende decisioni importanti, ma soprattutto non ha tempo da perdere con queste patetiche sceneggiate di palazzo.

Il “padre nobile” – come si è autodefinito del centrodestra è diventato un peso insostenibile per il centrodestra, una zavorra imbarazzante per il Paese: probabilmente è arrivato il momento ineludibile per i figli di tirarlo fuori dalla politica perché più passano i giorni, più fesserie dice e più si squalifica. Alla veneranda età di 86 anni non si può scherzare con le vicende di una Nazione per fatto personale, appare opportuno che Marina e Silvio decidano di fare un gesto d’amore per il loro padre, consegnandolo definitivamente alla vita da nonno tra le mura di casa. E forse, alla fine della fiera, il senso di tutto è in una frase di Giorgia Meloni: “La capitale d’Italia è Roma, non Arcore”.

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