HomeItalia - EsteriAncora un mostro: 23enne sfregiata con l'acido dal suo ex

Ancora un mostro: 23enne sfregiata con l’acido dal suo ex

Dopo il brutale delitto della 22enne Giulia Cecchettin si registra un altro episodio agghiacciante di aggressione a una donna. Stavolta lo scenario dell’ennesima tragedia è Erba, nella provincia di Como, dove una ragazza di 23 anni è stata aggredita, in una zona industriale, L’aggressore sarebbe l’ex fidanzato. Stavolta il carnefice ha gettato dell’acido muriatico sul volto della vittima. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri mentre la 23enne è stata trasportata in ospedale in codice giallo. Risulta anche ferito, seppur in modo lieve, un uomo di 47 anni che era intervenuto coraggiosamente in soccorso della ragazza.

Già lo scorso agosto la ragazza, italiana di origine marocchina, era andata dai carabinieri per denunciare l’ex fidanzato, marocchino di 25 anni, per una serie di minacce. Oggi il ragazzo si è presentato davanti al posto di lavoro di lei ad Erba, nella zona industriale, l’ha attesa e poi l’ha aggredita. Prima l’ha strattonata, poi le ha gettato sul viso e sul corpo dell’acido cloridrico. Secondo quanto emerso, dunque, non era la prima volta che il 25enne l’ha aggredita, picchiata e minacciata.

L’episodio inquietante di Erba arriva pochi giorni il barbaro omicidio di Giulia Cecchettin, accoltellata e poi lanciata nel lago di Barcis, in un canalone tra il bacino idrico e Piancavallo. Sull’onda emozionale dell’orrenda fine di Giulia, il Paese appare sgomento e chiede una svolta nella lotta al femminicidio. Ma, in concreto, ad oggi cosa si sta facendo per invertire la rotta, cambiare passo e imprimere davvero una stretta nel contrasto a reati odiosi come la violenza fisica ma anche psicologica nei confronti delle donne?

Non sono i fiumi di parole e la retorica all’italiana la soluzione per fermare le bestie, che continuano imperterriti a compiere altre aggressioni e macchiarsi di ulteriori reati gravissimi, ma soprattutto attentato alla vita di donne che vengono considerate oggetto di possesso e strappate alla vita.

La politica italiana ha compreso o fa ancora finta di non capire che siamo al punto di non ritorno? Il tempo delle chiacchiere è finito: occorre la previsione di una normativa straordinaria e immediata che preveda il carcere a vita per il femminicidio: non domani, ma ieri, subito e senza girarci attorno. La si vuole smettere, una volta per tutte, con il “circo” delle perizie psichiatriche delle bestie che tentano la carta della non imputabilità per alleggerire la propria pena? La si vuole finire con la grande ipocrisia giurisprudenziale dei cavilli che non aiutano mai gli innocenti e che, invece, servono soltanto a rimettere in libertà gli assassini? Chiedersi, interrogarsi e agire: lo Stato batta un colpo se davvero si vogliono neutralizzare i mostri e se realmente c’è la volontà in questo Paese di salvare altre donna prima che sia troppo tardi.

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