HomeSiciliaAccusò Berlusconi: il pentito Spatuzza torna in libertà

Accusò Berlusconi: il pentito Spatuzza torna in libertà

Il pentito di mafia Gaspare Spatuzza, 59 anni, dei quali 26 anni trascorsi tra carcere e domiciliari, ha ottenuto la liberazione condizionale. Lo scrive il Corriere della Sera, spiegando che da due settimane non ha più i vincoli della detenzione domiciliare a cui era sottoposto dal 2014.

Per cinque anni dovrà osservare alcune prescrizioni, come non frequentare “abitualmente” pregiudicati, o non uscire dalla provincia in cui abita senza autorizzazione. Spatuzza è stato arresto nel 1997. Condannato all’ergastolo per le stragi, dopo 11 anni di carcere ha deciso di parlare con i magistrati. Le sue dichiarazioni sono servite, per altro, a mandare a processo per le stragi di Capaci e via D’Amelio anche Matteo Messina Denaro, procedimento ancora in corso davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Durante la detenzione Spatuzza, ha iniziato un percorso di conversione religiosa, ha chiesto il perdono alle vittime. La decisione sulla liberazione condizionale è arrivata dopo che la Cassazione, nell’aprile scorso, aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma che in precedenza aveva negato la liberazione condizionale. Ora la nuova pronuncia della stessa Sorveglianza, su parere favorevole delle procure antimafia interpellate.

In un interrogatorio con i magistrati del 16 giugno 2009, Spatuzza descrisse quello che a oggi è uno degli episodi più discussi e controversi delle sue deposizioni, con riferimento alla lunga storia di rapporti, da lui raccontati e presunti, di Silvio Berlusconi con la mafia. Stando alle parole di Spatuzza, un mafioso che allora si era da un anno dichiarato “collaboratore di giustizia” dopo 11 anni in carcere, il suo boss Giuseppe Graviano gli avrebbe dato un appuntamento all’inizio di gennaio del ’94 al bar Doney di via Veneto a Roma, alla vigilia dell’attentato poi fallito allo stadio Olimpico di Roma (e anche dell’arresto dello stesso Graviano a Milano). Questo è il racconto di Spatuzza, ripetuto in successivi processi.

“…..Aveva un’aria gioiosa e mi disse che avevamo ottenuto tutto quel che cercavamo grazie a delle persone serie che avevano portato avanti la cosa. Io capii che alludeva al progetto di cui mi aveva parlato già in precedenza, in un altro incontro a Campofelice di Roccella (…) Poi aggiunse che quelle persone non erano come quei quattro crasti dei socialisti che prima ci avevano chiesto i voti e poi ci avevano fatto la guerra (…) Ve l’avevo detto che le cose sarebbero andate a finire bene (…) Poi mi fece il nome di Berlusconi. Io gli chiesi se fosse quello di Canale 5 e lui rispose in maniera affermativa. Aggiunse che in mezzo c’era anche il nostro compaesano Dell’Utri e che grazie a loro c’eravamo messi il Paese nelle mani…”.

A Spatuzza fu contestato di aver fatto questo racconto soltanto dopo il suo “pentimento” e lui asserì che si era allora appena insediato il quarto governo Berlusconi e questo lo aveva preoccupato sull’ottenimento del regime di protezione richiesto dal suo status di “collaboratore”, e che si era deciso a parlare di Berlusconi solo una volta averlo ottenuto, mesi più tardi.

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