TAORMINA – “La campagna di screening sul cancro al colon, mi ha salvato la vita, altrimenti oggi non sarei stato qui voi. E sono certo che insieme a me sono state salvate altre persone”. Così in una toccante intervista a TN24 Pippo Calà, infermiere dell’ospedale di Taormina ma soprattutto un taorminese che da tanti anni porta avanti con generosità e coraggio, in prima linea, molteplici battaglie sociali di rilievo per una buona sanità. Stavolta, però, Calà si è trovato a dover lottare per la sua vita, dopo aver scoperto una brutta malattia.
Calà racconta a TN24 la sua storia ma anche e soprattutto il grande impegno nel sociale, che lo ha visto creare l’Associazione “Carpe Diem”, fondata a Taormina nel 2008 da genitori o parenti di ragazzi affetti da autismo o DGS (disturbi generalizzati dello sviluppo), e poi con la sua opera protagonista della nascita del primo Centro Diurno in Sicilia, a Nizza, per i ragazzi autistici. E Calà, inoltre, è uno dei fondatori del Nursind Messina, il sindacato delle professioni infermieristiche.
“La mia è davvero una vita caratterizzata da tante battaglie – spiega Calà a TN24 -. Stavolta ho dovuto combattere per la mia vita. Nell’ultimo periodo avevo feci con presenza di sangue. Ho fatto una colonscopia e mi è stato rilevato un tumore al colon. Il 13 febbraio scorso sono stato operato all’ospedale San Vincenzo di Taormina dall’equipe del prof. Vincenzo Panebianco (direttore della U.O.C. di Chirurgia Generale ad Indirizzo Oncologico) e c’è stata l’asportazione della massa tumorale. Ora inizierò un ciclo di chemioterapia e dovrei risolvere la problematica. Il mio appello è di non sottovalutare queste campagne di screening che sono veramente importanti, anzi fondamentali e possono fare la differenza”.
“Ringrazio il sistema che devo dire ha funzionato l’Asp Messina, Chirurgia Oncologica, Radiologia, il servizio di Colonscopia e ora mi dovrò rivolgere alla Medicina Oncologica che mi ha dato modo individuare la problematica e risolverla. Per questo rinnovo il mio appello a non sottovalutare la prevenzione”.
“La vita, nel segno di quell’espressione “carpe diem”, cioè cogliere l’attimo, mi ha insegnato a non piangersi addosso e a cercare di essere pro-attivi. Molto spesso se c’è un problema ci si piange addosso. Io ho un figlio, Marco, che ha 25 anni e che soffre di un disturbo autistico, che tende a rinchiuderlo in una bolla. E ciò rende la sua vita e quella della sua famiglia in qualche modo condizionata da quelli che sono i rituali che normalmente questi ragazzi hanno. Nel 2012, insieme ad un gruppo di famiglie e interloquendo con l’Asp, sono riuscito a far finanziare il primo Centro Diurno per l’Autismo in Sicilia, da cui poi nell’isola sono nati gli altri. Ho anche partecipato alla formazione di una figura, che è quella del “compagno adulto”, di chi dovrebbe cioè stare con questi ragazzi. La mia è una lunga battaglia che avrebbe dovuto fare la politica, perché fare politica significa occuparsi degli altri. E la politica, a mio avviso, dovrebbe riappropriarsi di questa funzione primaria, pensare alle persone più deboli”.