HomePALATO DiVINOBrioscia cu tuppu, una ricetta intrisa di storia e amore

Brioscia cu tuppu, una ricetta intrisa di storia e amore

“In Italia il cibo è una forma d’arte, in Sicilia una religione”, ha scritto Rick Steves e come non dargli ragione dopo aver assaggiato la mitica brioscia cu tuppu! Compagna immancabile delle colazioni estive siciliane, la brioscia con il tuppo non ha nulla a che vedere con il cornetto e ancor meno con la classica brioche. A’ brioscia, come la chiamano i siciliani, è un’altra storia.

Non brioche, ma brioscia

Il nome di questa bontà siciliana deriva dalle acconciature delle donne e delle ballerine, in dialetto chiamato tuppu, che la brioscia ricorda con la tipica rotondità posta in cima. Al contrario di quanto si possa pensare, sono stati i francesi a prendere il nome siculo e trasformarlo in brioche. Infatti, l’unica cosa che in merito si deve ai francesi è la parola dialettale tuppo, che indica l’acconciatura tipica delle ballerine: lo chignon. I normanni chiamavano questa acconciatura tou­pin mentre i Galli tou­peau; termini che confluirono nel moderno francese “toupet” e di conseguenza, in siciliano, “u tuppu”.

Una bontà dalle nobili origini

La leggenda racconta che questa prelibatezza fu creata in una nobile, ma sconosciuta, famiglia siciliana che desiderava avere per la colazione qualcosa di morbido su cui spalmare la confettura di frutta. Da questo desiderio il cuoco creò un lievitato soffice e goloso, che conquistò fin da subito l’intera famiglia aristocratica e da lì si diffuse rapidamente in tutta l’isola. Il successo della brioscia fu tale che finì per sostituire il filoncino di pane che fino a quel momento accompagnava la granita.

Storia di un amore travagliato

Secondo uno scioglilingua siciliano, la forma tipica della brioscia è legata all’amore tra due giovani, ostacolato dalla madre della ragazza che aveva lunghi capelli raccolti sulla nuca. La fanciulla, come gesto di ribellione alla madre, tagliò la lunga chioma che la rendeva irresistibile. La madre, commossa e dispiaciuta per l’estremo atto compiuto dalla giovane donna, acconsentì al fidanzamento con il suo amato. Lo scioglilingua siciliano recita «Cu lu tuppu un t’appi, senza tuppu t’appi. Cu lu tuppu o senza tuppu, basta chi t’appi e comu t’appi t’appi» (con i capelli raccolti sulla nuca non ti ho avuta, senza capelli raccolti sulla nuca ti ho avuta. Con i capelli raccolti o senza capelli raccolti, basta che ti abbia avuta, comunque ti abbia avuta). Dopo questa storia, mangiare una brioscia sarà ancora più dolce.

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