HomeEditorialiIl siciliano Abisso fischia lo scudetto del Napoli: il Sud è campione

Il siciliano Abisso fischia lo scudetto del Napoli: il Sud è campione

Alle ore 22:37 del 4 maggio 2023 l’arbitro Rosario Abisso decreta la fine delle ostilità di Udinese-Napoli ed è un siciliano a consegnare lo Scudetto al Napoli. L’Italia torna ad inchinarsi alle Due Sicilie ed è un cerchio che si chiude. La squadra dei meridionali rivince il titolo dopo un tempo infinito e anche stavolta il trionfo passa dal fischio di un arbitro siciliano. Il 22 aprile 1990 era stato il siracusano Rosario Lo Bello il fischietto della “fatal” Verona del crollo del Milan di Berlusconi al Bentegodi, superato alla penultima giornata dal Napoli di Diego Armando Maradona. Sono passati 33 anni da allora, 33 come gli anni di Cristo, un numero che, al confine tra sacro e profano, è da sempre un simbolo di sofferenza, passione e poi resurrezione. E 33 anni dopo quell’ultimo trionfo, gli azzurri oggi si riprendono il tricolore grazie ad una rete di Victor Osimhen a Udinese. E’ il sigillo ad una lunga stagione dominata dai partenopei.

Il Napoli di Spalletti interrompe l’egemonia delle ricche big del Nord, padrone monopoliste del calcio italiano. La società di Aurelio De Laurentiis, come aveva fatto il Napoli di Maradona, si lascia alle spalle Juventus, Milan e Inter, 67 scudetti in tre, e le “briciole” da sempre lasciate alle rivali. Il vento stavolta è girato e ha preso la strada di Napoli e del Sud. Lo Scudetto, dopo 21 anni in Pianura padana, torna a rivedere il mare. Non ne poteva più di fare sempre lo stesso viaggio imposto dalla storia d’Italia e del suo pallone.

Nel grigiore della monotonia del calcio e dello sport italiano, lo Scudetto del Napoli è un’impresa che si consegna alla storia e – senza offesa per nessuno – assume un valore di gran lunga superiore ai successi di chi ha fatto l’abitudine al tricolore, a suon di investimenti faraonici e forzature che hanno svuotato i bilanci e ora riempiono le cronache, comprese quelle giudiziarie. Il Napoli ha vissuto sette anni di estasi con le gesta del più grande calciatore di tutti i tempi, è sprofondato poi all’inferno, sino al fallimento del 2004 e infine è risorto, tornando in Serie A nel 2006. Ha sfiorato lo Scudetto più volte nell’ultimo decennio, la scorsa estate ha fatto la rivoluzione, ha detto addio ai big e ha puntato sui giovani e nell’anno zero ha dominato la Serie A come nessuno poteva immaginare. Così è maturata un’impresa e quella del Napoli è un’impresa vera.

È lo scudetto dei più giovani, che i primi due non li hanno neanche visti. È lo scudetto dei più anziani, che hanno visto le retrocessioni e il fallimento, con purgatorio della C annesso. È lo scudetto del Mezzogiorno che vince. È lo scudetto più popolare del calcio italiano. È lo scudetto di un popolo d’arte, fantasia e tenacia. È lo scudetto di chi non nutre odio e invidia e vive nel segno di sorrisi, generosità e buoni sentimenti.

E’ una vittoria contro ogni aspettativa, contro qualsiasi pronostico e tutti i luoghi comuni. Il Napoli che torna a celebrare le sue nozze, per la terza volta, con lo Scudetto è la dimostrazione che nello sport come nella vita, tutto può accadere e tutto si può ribaltare. Non esiste un disegno precostituito. Il destino è nella mani di chi se lo costruisce con le proprie mani, con il sacrificio e l’applicazione, il coraggio e la dedizione all’obiettivo.

Il terzo scudetto del Napoli è il film di una cavalcata trionfale di quelle che non si dimenticheranno e, non a caso, il racconto inedito della stagione fa rabbia e invidia a tanti, troppi. Addirittura con tanto di minacce, insulti e avvertimenti da parte di chi voleva imporre che lo Scudetto del Napoli non venisse festeggiato al Nord. Poco male, i tifosi del Napoli se ne sono fregati dell’ondata di odio e idiozia e hanno invaso le piazze del Settentrione per una festa che non si poteva arginare.

Il tappo del Vesuvio è saltato ed è il tempo di una gioia straordinaria e meritata per i tifosi del Napoli e per milioni di sportivi e meridionali che nel mondo hanno nel cuore i colori della squadra di Maradona. La potenza di questo scudetto è tutta nelle immagini della sfrenata liberazione collettiva di Napoli e della gente. Vince un popolo intero che ha nel dna la sofferenza, non si arrende e non molla a dispetto delle avversità, sa sorridere sempre e comunque alla vita e proprio per questo sa esaltare e valorizzare come pochi l’essenza di un trionfo. Nella narrazione di questo Scudetto riecheggiano le parole pronunciate da Gianpiero Galeazzi il 10 maggio 1987: “Da stasera Napoli non sarà la città del sole, della pizza e dell’amore ma sarà anche la città del tricolore. E un pezzo di questo scudetto appartiene ai suoi tifosi, che hanno sempre creduto in questo successo”. Era il Napoli di Maradona, Campione d’Italia per la prima volta nel 1987 dopo l’Argentina Campione del Mondo nel 1986. La storia si ripete: Argentina Campione del Mondo nel dicembre 2022, Napoli tricolore nel maggio 2023. E’ stata ancora una volta la mano di Dios.

Questo scudetto lo dedichiamo a Diego Armando Maradona e al fratello (e mio fraterno amico) Hugo Maradona. A tutti quelli, come loro, che hanno atteso a lungo questa rivincita ma non hanno potuto vivere quaggiù questo giorno di felicità. Lo festeggeranno da qualche parte lassù. Chi ama non dimentica.

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