HomeSiciliaDe Luca sindaco di Sicilia: c'è aria di Catemoto d'autunno

De Luca sindaco di Sicilia: c’è aria di Catemoto d’autunno

Si è dimesso da sindaco di Messina ed è già in campagna elettorale per la presidenza della Regione Siciliana. Cateno De Luca lancia la sfida e prepara l’assalto di Palazzo d’Orleans. Nel mezzo ci sarà l’appuntamento con le elezioni amministrative a Messina ma, allo stato attuale sono decisamente alte le possibilità che il dimissionario De Luca riesca a sbaragliare anche stavolta la concorrenza e a trascinare verso la prima poltrona di Palazzo Zanca il proprio candidato Federico Basile, dg del Comune elevato ai gradi di pretendente alla sindacatura. De Luca, col vento in poppa di una possibile o probabile affermazione a Messina, dove sarà capolista al Consiglio comunale e farà campagna elettorale in prima persona, scalda i motori per quella che ritiene la “madre di tutte le battaglie”: le elezioni regionali in agenda a novembre.

De Luca si era già candidato alla carica di governatore nel 2012, 10 anni dopo ci riproverà con tutta un’altra prospettiva, ambizioni di successo e un bagaglio di esperienza politica che lo ha portato a resistere all’onda di d’urto di due arresti, con la capacità di restare in piedi al cospetto di ogni tentativo di disarcionarlo e una propensione famelica allo scontro senza tregua. Anche con la magistratura che non lo ha mai “amato”. I fatti, d’altronde, sono più ostinati dei teoremi e i processi hanno sancito l’assoluzione di De Luca e gli hanno tolto di dosso il bollino di “impresentabile” che gli aveva cucito addosso la stessa politica (vedi Salvini) che oggi cerca di sedurlo e portarlo dentro i partiti.

Le Regionali in Sicilia sembrano destinate a vedere in campo un centrodestra diviso e un centrosinistra che non pare avere la forza per ambire al successo. E allora De Luca è il guastafeste da non sottovalutare, che non ha nessuna intenzione di fare la comparsa e giocherà la sua partita portandola ed esasperandola sul terreno del confronto a “muso duro”, che gli è da sempre congeniale. Con la consueta modalità del “divide et impera”, della provocazione senza mezzi termini e dell’assedio mediatico ai rivali.

De Luca ha un’abitudine consolidata a ribaltare i pronostici. E’ partito in largo anticipo, è scattato prima ancora del gran premio della montagna, lo ha già fatto in altre sfide passate (vedi Messina nel 2018) e pare destinato a diventare il candidato in grado di attrarre il voto di protesta, catalizzatore del consenso di “pancia” e di una larga parte di quei voti “anti-sistema” a suo tempo ottenuti a pioggia dai Cinque Stelle. L’ex sindaco di Messina vuole diventare il “sindaco” di Sicilia e il piano per riuscirci è un Catemoto di novembre che fa paura ai palazzi della politica e soprattutto a quelli che dicono di non temerlo.

De Luca ha un piano decisamente meno velleitario di quanto qualcuno crede, è uno che se non avesse fatto il politico avrebbe potuto gestire i conti di qualche grossa azienda perché i calcoli li sa fare come pochi altri. E’ intenzionato a motivare gli astensionisti a tornare alle urne e non è difficile immaginare che andrà ad erodere al contempo pezzi pesanti di elettorato alla destra e alla sinistra con gli scontenti di un bipolarismo agonizzante. Se soprattutto il centrodestra dovesse spaccarsi e “partorire” due candidature alla presidenza della Regione, e se poi centristi e autonomisti si metteranno a fare l’elastico creando casini pur di mettersi a metà campo e tornare protagonisti, come pare assai probabile (vedi rientro sulla scena di Cuffaro e Lombardo), a quel punto l’impertinente De Luca, rischia di trovarsi davanti un’autostrada per conquistare la Sicilia.

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