HomeAperturaVia il tetto di 240 mila €: ecco il Ponte dei papponi

Via il tetto di 240 mila €: ecco il Ponte dei papponi

Saltano i limiti agli stipendi statali dei dirigenti che lavoreranno allo Stretto di Messina e il solito Matteo Salvini conferma l’arte innata del predicare bene e del razzolare male.

Nell’ultima bozza disponibile del decreto “Asset e investimenti”, il provvedimento Omnibus atteso lunedì in Consiglio dei ministri, c’è un articolo, il 15, che riguarda la società per il Ponte sullo Stretto. Nell’articolo su “Disposizioni urgenti per garantire l’operatività della società concessionaria di cui all’articolo 1 della legge 17 dicembre 1971, n.1158” è previsto che alla società «non si applicano» le disposizioni di alcuni commi del decreto legislativo del 2016, quelli che prevedono il limite di 240 mila euro dei compensi massimi per amministratori, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti.

“Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne e poi invece stipendi d’oro per il Ponte”, protestano i partiti di minoranza.

La deroga al tetto dei 240mila euro – rincara la dose la sinistra – conferma che per Salvini la priorità non sono le infrastrutture o lo sviluppo della Sicilia, ma distribuire regalie ai suoi amici. È sempre la solita barzelletta italiana: opere su cui servirebbe una seria riflessione, nelle mani di questa destra si trasformano in una mangiatoia per patrioti a spese gli italiani”.

Insorgono le opposizioni e come si può dare torto a chi evidenzia quanto sia imbarazzante ed anzi indecente il provvedimento del CdM, confezionato proprio da Salvini. Due pesi e due misure. L’Italia che toglie il reddito di cittadinanza, giusto o sbagliato che fosse, non può permettersi di stanziare cifre del genere per i vari esperti, consulenti, manager etc del Ponte sullo Stretto. Qualcuno già prova a difendere Salvini e il governo sostenendo che arriveranno esperti dall’estero e quindi le loro consulenze costeranno di più. E allora? Sono sempre in tempo a starsene a casa. L’Italia non ha bisogno di queste vergogne: meno che mai di quelle da esportare anche all’estero con le prebende da elargire a qualche pappone di turno d’annata.

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