HomeAttualità e CronacaUltimo assalto al San Vincenzo mentre Gimbe certifica lo sfascio della sanità...

Ultimo assalto al San Vincenzo mentre Gimbe certifica lo sfascio della sanità siciliana

TAORMINA – Giorni di attesa e (comprensibile) preoccupazione per le sorti dell’ospedale di Taormina. Gli operatori del San Vincenzo, dopo anni di difficoltà, rischiano di assistere impotenti all’umiliazione finale del presidio di Taormina, che rischia un destino da “succursale” dell’Azienda “Papardo” di Messina. Gli addetti ai lavori seguono la situazione la prospettiva di un’ennesima riorganizzazione della rete sanitaria e confidano in una sterzata rispetto ad uno scenario che – ove dovesse concretizzarsi – porterebbe nella direzione del tracollo conclusivo di una struttura che già da tempo arranca e va avanti tra mille sofferenze.

La consegna – che da queste parti ovviamente tutti si augurano non avvenga – delle chiavi dell’ospedale di Taormina al “Papardo” è una di quelle mosse prive di qualsiasi logica che si inquadrano una sanità che corre quando si tratta di fare nomine e prende il passo di una lumaca quando bisogna dare servizi ai cittadini e risolvere i problemi. Così la Sicilia finisce sotto la media nazionale per numero di medici dipendenti, penultima per gli infermieri e ultima nel rapporto fra medici e infermieri.

Il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale presentato il 10 ottobre scorso al Senato dalla fondazione Gimbe traccia una prospettiva desolante per un settore che dopo l’emergenza Covid avrebbe dovuto registrare una svolta. La storia e la pandemia non ha insegnato nulla, e il rapporto Gimbe evidenzia che ad oggi sono presenti nella nostra isola 2,06 medici ogni mille abitanti. La Sicilia è sotto la media nazionale pari a 2,11. Gli infermieri sono 3,77 ogni mille abitanti, a fronte di una media nazionale di 5,06. Ma di cosa stiamo parlando? La Regione Siciliana si preoccupa di creare le condizioni per poter fare altre nomine, scegliere nuovi manager e intanto la sanità va a ramengo. Nei territori la gente è costretta a rincorrere reparti che non ci sono o non funzionano come dovrebbero, viene sballottata da un presidio all’altro e resta nei corridoi degli ospedali per ore ed ore. Il rischio per il governo regionale è quello di restare col cerino in mano. Anzi, un bengala più che un cerino.

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.