HomeEditorialiTotò Schillaci va in Paradiso, rimarrà per sempre l'eroe della gente

Totò Schillaci va in Paradiso, rimarrà per sempre l’eroe della gente

Gli addetti ai lavori lo sapevamo già da giorni che il destino di Totò Schillaci era segnato e purtroppo le speranze di un miracolo si stavano spegnendo con il trascorrere delle ore. L’8 settembre scorso avevamo sentito un parente di Totò, un nostro caro amico, e una sua frase ci aveva fatto capire tutto: “Abbiamo iniziato a pregare per Totò”. Non è neppure un caso che in quella nostra conversazione questo parente di Schillaci ci aveva rivelato di aver chiesto a Roberto Baggio di far sentire la sua vicinanza a Totò Schillaci. I due grandi protagonisti di Italia 90, compagni di squadra anche alla Juventus, non si sentivano da tempo, la vita è una giostra cinica che per tante dinamiche avvicina le persone e poi le allontana e così era stato per l’indimenticabile coppia che ha fatto sognare l’Italia intera.

Da Nord a Sud tutta la nazione si era stretta attorno a Totò Schillaci, 34 anni dopo quel Mondiale che ha consacrato nell’immaginario collettivo un ragazzo di Palermo esploso con la maglia del Messina Calcio. Da lì ha spiccato il volo approdando alla Juventus nell’estate del 1989. Travolgente l’impatto con il calcio che conta, una grande stagione gli e’ valsa la convocazione di Azeglio Vicini al Mondiale in Italia del 1990. I due attaccanti titolari, all’avvio della competizione, erano Gianluca Vialli e Andrea Carnevale, e c’era anche Aldo Serena, ma alla fine le gerarchie furono completamente ribaltate e fu il Mondiale di Baggio e soprattutto di Schillaci, autore di 6 reti una più bella dell’altra.

A 25 anni, il centravanti palermitano nato nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo si prese gli applausi e la gloria con una caparbietà feroce, il furore agonistico e l’immagine indelebile dei suoi occhi spiritati, trascinando l’Italia ad un passo da un titolo mondiale che quegli azzurri avrebbero meritato più di tutti. Cecoslovacchia, Stati Uniti, Eire e Uruguay, caddero sotto i colpi dello scatenato Schillaci, l’uomo più inatteso e invece capace di segnare in ogni modo ed ergersi a simbolo di un Paese. La voce di Bruno Pizzul con le sue leggendarie telecronache e le note di “Un’estate italiana”, le Notti Magiche cantate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, fecero il resto, contribuendo a creare un’atmosfera da favola, irripetibile. Quella Nazionale italiana del 1990, piena di campioni come Baresi, Maldini, Baggio, Giannini, Donadoni, Vialli, Schillaci, ed altri, ebbe una capacità di emozionare tutti e di trascinare la gente che non avrà mai più eguali, forse anche superiore all’Italia che poi vinse nel 2006 il Mondiale in Germania.

Il sogno di Totò e di una nazione si fermò il 3 luglio 1990, nella strana notte calcistica di Italia-Argentina, una semifinale che divise l’Italia e che probabilmente sarebbe andata in un’altra maniera se la partita fosse stata giocata altrove. E invece si giocò allo stadio San Paolo di Napoli e Napoli era (e sarà sempre) la patria di Diego Armando Maradona. Da una parte c’erano gli italiani che tifavano per l’Italia, dall’altra c’erano i “maradoniani” che non potevano, anzi non potevamo, tradire il Re e lui stesso aveva chiamato all’appello il suo popolo. I “maradoniani”, con animo combattuto ma devoto, tifammo per Diego più che per l’Argentina anche perché, in fondo, l’Italia – per la sua storia – è sempre stata ingrata e avara di rispetto e lealtà verso i meridionali. Dopo pochi minuti il siciliano Totò Schillaci portò in vantaggio l’Italia, ormai ad un passo dalla finalissima, poi Caniggia pareggiò su svarione di Zenga e ai rigori vinse l’Argentina. Quella serata finì tra le lacrime di Totò e di milioni di italiani.

Dopo quel Mondiale, Totò rimarrà ancora una stagione alla Juve, poi andrà all’Inter e finirà la sua carriera in Giappone. Dopo l’addio al calcio ha vissuto momenti difficili e una vita molto complicata, sino alla lotta ad armi impari contro una spietata malattia che, alla fine, se l’è portato via. Ma Schillaci nel cuore della gente non morirà mai, la folla non ha mai dimenticato le gesta di un eroe, che tale è stato e tale è rimasto, per la sua dimostrazione che nella vita niente è impossibile. Un esempio di carattere, voglia di emergere e amore per lo sport per superare le difficoltà della vita. Dagli stenti di San Giovanni Apostolo ai momenti epici della maglia dell’Italia e le Notti Magiche, Schillaci ce l’ha fatta e ci è riuscito faticando e sudando tutto quello che ha conquistato.

Gli antichi dicevano che gli eroi non muoiono. Vengono rapiti in cielo troppo presto e qualcosa muore ma la loro gloria non si spegnerà mai. Sotto di loro uno strapiombo, poi la spianata dove si ritrovano i migliori tra i comuni mortali. Totò ora sta andando a giocare lì e vogliamo pensare che ad accompagnarlo in questo viaggio ci sono le note di “Un’estate italiana”. Ciao Totò, lassù ti aspettano, tra gli altri, Gianluca Vialli e Diego Maradona.

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