TAORMINA – L’ospedale San Vincenzo di Taormina continua ad affrontare tante criticità e il futuro rimane avvolto da non pochi punti interrogativi. La certezza – da evidenziare e da difendere – è l’eccellenza dei suoi reparti, dove i professionisti della struttura proseguono il loro impegno cercando anche di lanciare il cuore oltre gli ostacoli della quotidianità.
Tra le unità operative che a Taormina rappresentano un punto di riferimento per una vasta utenza proveniente da ogni parte della Sicilia, ed anche dalla Calabria, c’è l’Unità Operativa Dipartimentale di Terapia del Dolore, diretta dal dott. Giuseppe Bova.
Parliamo di un centro che lega la sua storia al compianto Filippo Bellinghieri, e la cui attività è stata portata poi in modo brillante dall’attuale primario, il dott. Bova. Questa unità operativa può vantare 25 anni di intensa ed apprezzata attività sul territorio, rappresentando una presenza riconosciuta ed apprezzata, unica nel panorama della sanità regionale.
“La Terapia del Dolore, con l’ambulatorio e l’unità operativa – spiega il dott. Bova a TN24 – accoglie pazienti provenienti da tutta la Sicilia e visita ogni anno migliaia di persone. Il nostro è un centro regionale dove arrivano pazienti da tutta la Sicilia ed anche dalla Calabria”.
La terapia del dolore – anche definita terapia antalgica o medicina del dolore – ha lo scopo di riconoscere, valutare e trattare nella maniera più consona il dolore di tipo cronico.
L’obiettivo è quindi quello di tenere a bada lo stimolo doloroso, cronico e spesso refrattario, al fine di migliorare la qualità della vita del paziente. A Taormina la lotta al dolore viene portata avanti con professionalità e un forte senso di umanità dallo staff guidato dal dott. Bova. E tra le battaglie più recenti c’è anche quella contro il Long Covid.
“Il Long Covid – evidenzia il primario – è sempre più presente nei pazienti che hanno avuto il Covid, e presso la nostra struttura, a Taormina, affrontiamo i vari casi di chi affronta le conseguenze in termini di reliquati del dolore. Gestiamo queste situazioni difficili e lo facciamo consapevoli di quanto sia importante per il paziente il supporto medico ma ancor prima quello umano”.
