HomePrimo pianoTaormina ospite in casa propria ma non siamo la terra dei fessi

Taormina ospite in casa propria ma non siamo la terra dei fessi

TAORMINA – Diceva qualcuno che al peggio non c’è mai fine e in questi giorni a Taormina va in scena una di quelle discussioni tanto stucchevoli quanto deprimenti che ricordano l’amara parabola di cosa è diventata da un pò di anni a questa parte la città: ospite in casa propria.

Apprendiamo che si parla del Teatro Antico e dei concerti come il Sacro Graal dell’estate taorminese, anche se in verità Taormina è piena come un uovo a prescindere a luglio e agosto. Eppure si dà fiato alle trombe della querelle sul Teatro con gli impresari dei concerti che lanciano la proposta di destinare una parte dei proventi dell’imposta di soggiorno per l’organizzazione di questi eventi e quindi per la copertura dei relativi servizi che occorre predisporre a contorno. Viene pure contestata la pausa di un paio di giorni ad agosto rispetto ad un calendario stracolmo come mai di spettacoli. La posizione assunta dal sindaco pro-tempore Mario Bolognari, che ha tentato di invertire la rotta e ha posto il problema di allentare la pressione su una città già sold-out ad agosto (e a maggior ragione a ferragosto), è diventata paradossalmente quasi la lamentela di un “marziano”. Per la serie: ad agosto mettetevi in coda sulla Via Garipoli, rilassatevi per 40-50 minuti da Spisone al Lumbi, aggiungiamoci altre 3-4 mila persone dirette ad un concerto, nello stesso momento e sulla stessa strada, in direzione Taormina centro. Come direbbe la sora Lella: “Annamo bene, proprio bene“.

(“La sospensione ad agosto per dieci giorni non fa parte di valutazioni e giudizi che possiamo vederci propinare da persone che non vivono a Taormina e parlano per un loro specifico e soggettivo interesse”, cit. Mario Bolognari).

D’altronde l’ultimo ventennio ha tracciato un solco chiarissimo, nel quale a Taormina e soprattutto al Teatro Antico il ruolo della città si è capovolto, è passato da quello dei padroni di casa (al netto del fatto che la titolarità sia della Regione) a quello degli ospiti ai quali dare un pezzo di pane e una caramella, qualche biglietto omaggio ai politici di turno, un bacio in fronte e arrivederci.

La debolezza e l’accondiscendenza di troppi amministratori locali alla progressiva liquefazione del ruolo di Taormina sulla programmazione degli spettacoli estivi, ha aperto praterie e bene, benissimo, hanno fatto i privati a percorrerle, incunearsi e prendere spazi lasciati vuoti da altri. Non sarà colpa degli impresari se Taormina si è messa a tappetino, non ha saputo difendere la sua centralità e si è accontentata di un pezzo di pagnotta. La città e chi l’ha rappresentata doveva farsi valere, contare ed incidere e invece si è ritrova relegata in un angolo a fare quasi una fastidiosa comparsata.

Stessa cosa, d’altronde, è avvenuta quando Taormina Arte è stata messa in ginocchio e portata sino quasi al fallimento dalle gestioni scellerate a triumvirato dell’ex comitato, in cui Taormina con i suoi sindaci veniva messa in minoranza, presa per i fondelli dai due compari messinesi di turno e “allattava” i vari sindaci di Messina e presidenti della Provincia che venivano qui a comandare in casa altrui e fare clientelismo. E mentre i due enti messinesi succhiavano un pò di sangue e pilotavano a Taormina un pò di clientelismo d’esportazione, i loro zerbini scialacquavano negli alberghi della città, spingendo il bilancio di TaoArte sino al baratro di 5 milioni di passivo (debito che la Regione – bisogna pur sottolinearlo – si è impegnata a ripianare per salvare l’ente culturale).

Ma, in fondo, la tendenza che si è vista è la medesima che si è creata e moltiplicata con tanti esempi in una città dove ci si permette di venire da fuori a fare una rissa e andarsene in cavalleria, oppure si acquista un albergo piuttosto che un locale commerciale, non si pagano le bollette e poi si chiude e si va via con tanti saluti al Comune. E può accadere pure che un residente venga invitato da un non residente a togliere la propria auto in sosta per fare spazio a un abusivo che ha un pass farlocco. A Taormina tutto è possibile, niente è impossibile.

Nel caso delle estati al Teatro Antico il ruolo della Città di Taormina è diventato quello di chi è chiamato ad accogliere 3-4 mila persone a sera e garantire i servizi, la viabilità, la raccolta rifiuti, mettendo mano al bilancio comunale senza nulla dover dire o pretendere. Apriti cielo se a qualche sindaco venisse in mente di chiedere un euro di ticket sul biglietto di ingresso per i concerti. Stesso copione per l’impegno al quale è stata chiamata Taormina Arte, che sull’onda di gestioni “tenerelle” anch’essa – prima di diventare oggi fondazione – è stata a lungo relegata a dover fare la sua parte come fosse l’Istituto Fate Bene Fratelli, passando dal ruolo (che deve tornare ad avere e siamo convinti sia sulla strada giusta per riprendersi presto) di contenitore culturale di riferimento della città a “stampella” per eventi e allestimenti al Teatro.

E allora, visto che di musica parliamo, è evidente che la musica a Taormina deve cambiare. Guerre di trincea e polemiche di cortile non servono a nessuno, le invasioni di campo però nemmeno. Ognuno ha i propri interessi ed è giusto che sia così, vale per il privato come per il pubblico, ma non si può pensare di esondare e non si deve prescindere dal rispetto dei ruoli e del territorio. C’è un perimetro dentro il quale ognuno deve fare la propria parte e quello è. Lo show estivo è bello e fa ballare la gente, se poi non si farà, pazienza: qui la gente se ne farà una ragione e non morirà di fame, Taormina ad agosto sarà piena comunque e magari un pò meno caotica. L’economia è sopravvissuta persino al bombardamento della pandemia, figuriamoci al resto.

Taormina, è vero, ha mostrato le sue innegabili lacune e troppo spesso non ha saputo reggere il confronto ai tavoli istituzionali ma non per questo va considerata alla stregua della terra dei fessi o la patria degli zerbini.

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