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Taormina è il “piano B”: De Luca pensa a Catania per la sfida a Lombardo

TAORMINA – Si scrive Cateno De Luca, si legge imprevedibilità al cubo. E allora dalle parti di Fiumedinisi ecco che prende forma il secondo colpo di teatro del dopo-elezioni. Dov’eravamo rimasti? Alla dichiarazione di lunedì sera che preannunciava la discesa in campo a Taormina.

De Luca, dunque, si candida a Taormina: sì ma forse anche no. Taormina è lo sfizio, lo stuzzica eccome ma bolle altro in pentola. La grande tentazione in realtà prende sempre di più i colori della Città di Catania.

L’annuncio che ha scatenato lunedì sera il panico nella politica taorminese lascia spazio alle riflessioni politiche del giorno dopo e nei pensieri di De Luca prende forma la strategia per il dopo-Regionali e soprattutto la vera mossa per far saltare il banco come sognava di fare già domenica scorsa.

Incassata la sconfitta contro Schifani nella corsa al dopo-Musumeci, De Luca vuole rifarsi subito, ha ripensato (e ripensa ancora adesso) al “vecchio amore” di Taormina. Tutto confermato e lo ha detto con estrema chiarezza d’altronde. Il copione però, alla fine della fiera, potrebbe ricalcare esattamente quanto avvenne nel 2018, quando – lo abbiamo raccontato – l’allora sindaco uscente di Santa Teresa di Riva si era convinto, ad un certo punto, a candidarsi a sindaco a Taormina per poi optare, alla fine, per la Città di Messina. La storia può ripetersi e anche stavolta Taormina è una possibilità ma una seconda scelta. E’ il piano B.

A Messina, cinque anni fa, c’era una prateria da poter percorrere per prendersi un capoluogo di provincia, alzare l’asticella e diventare un big della politica regionale. La Città dello Stretto, disastrata da 30 anni di mala-politica è stata poi salvata da De Luca da un dissesto che sembrava inevitabile per la montagna bestiale di debiti che c’era a Palazzo Zanca. Messina ha dato a De Luca la patente metropolitana di bravo amministratore che si era già conquistato nelle precedenti esperienze e gli ha consentito di ottenere poi una ribalta mediatica nazionale, una popolarità che nel periodo drammatico della pandemia ha raggiunto il suo picco. Messina è stata la scelta, indubbiamente indovinata, fatta a suo tempo per allargare il perimetro del suo movimento e per preparare il terreno ad una candidatura alle Regionali.

Dopo Messina adesso potrebbe toccare a Catania, al momento commissariata per effetto delle dimissioni di Salvo Pogliese e dove si andrà al voto nella primavera del 2023.

“Una mia candidatura a Catania? Non lo escludo”, ha fatto sapere De Luca, che non ha ancora scelto e va sottolineato, si prepara a giocare su due tavoli nella valutazione della prossima tappa per la riconquista di una fascia tricolore. Taormina è un sogno, ma per alcuni versi è un capitolo a parte. La Città dell’Elefante ha altri significati e risvolti politici e personali che animano De Luca nell’ottica di una scelta rischia tutto. Ecco perché Scateno potrebbe orientarsi a grandi passi per una candidatura a Catania.

Taormina è un proscenio mediatico di primo piano ma che elettoralmente non potrebbe spostare una virgola in più in termini di voti rispetto a quanto ha già ottenuto De Luca. E’ una cittadina di 11 mila anime dove i 3 mila voti presi alle Regionali da De Luca sono un plebiscito ma restano poi tali, senza potersi moltiplicare come i pani e i pesci.

Catania è una Città metropolitana di 296 mila abitanti e se De Luca vuole ridare l’assalto alla presidenza della Regione lo sa che la sfida al sistema non può che passare da un altro step in una grande piazza siciliana. La conquista di Catania è un’altra sfida controcorrente e ha tutto per essere la più calzante per lo scatenato di Fiumedinisi. Per sfondare e scalzare “la casta” c’è una sola strada: espandersi oltre la madrepatria Messina.

Il richiamo della foresta è come un vento che soffia forte nel cuore e nella testa di De Luca e prende le sembianze della tentazione di fare irruzione nella terra dei suoi più acerrimi avversari. Catania è la casa dell’odiato Nello Musumeci ma soprattutto la roccaforte del suo più grande avversario, il nemico giurato di una vita: Raffaele Lombardo. Non occorre aggiungere altro. Un nome e cognome che accende fiumi di adrenalina e la fa scorrere senza tregua nelle vene di De Luca. E’ il motivo perfetto che lo spinge verso una nuova guerra politica senza esclusione di colpi. Uno contro tutti, un’impresa (im)possibile alla De Luca. Verrà prima o poi il tempo di Taormina ma forse pure stavolta può attendere: c’è da espugnare Catania per aprire il terzo capitolo della crociata palermitana.

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