HomeHomeTaormina 2023: e se avesse ragione D'Agostino?

Taormina 2023: e se avesse ragione D’Agostino?

TAORMINA – Il suo nome è tra i papabili candidati a sindaco sin dalla prima ora di questa lunga campagna elettorale ma nella sfida per Palazzo dei Giurati il meno convinto di tutti a voler scendere in campo è Mario D’Agostino.

I numeri lo vorrebbero tra i grandi favoriti per la successione a Mario Bolognari, di fatto è stato lui a determinare le elezioni del 2018 con una campagna elettorale da “rullo compressore” che ha portato all’exploit della moglie Lucia Gaberscek che ottenne allora 712 preferenze per il Consiglio comunale (la più votata tra i vari candidati per il Civico consesso), ma ciò nonostante D’Agostino appare sempre più convinto che la scelta più giusta possa essere quella di giocare la prossima partita di nuovo dietro le quinte.

Da una parte c’è la disponibilità, da parte del chirurgo taorminese, a lasciare anche stavolta la scena alla consorte ed attuale presidente del Consiglio comunale, anche per la legislatura che verrà. Dall’altra c’è un garbato “No” a chi lo invita a candidarsi, perché la convinzione dello stesso D’Agostino è che difficilmente potranno esserci condizioni favorevoli per imprimere una svolta alla città da qui ai prossimi cinque anni.

Una perplessità legata, in sostanza, a una serie di fattori contingenti, compreso il quadro politico che non aiuta a coltivare grandi aspettative di invertire la rotta. D’Agostino avrebbe, soprattutto, la consapevolezza che sarà una gran brutta gatta da pelare il prossimo quinquennio per chiunque vincerà le elezioni a Taormina e, dopo la festa, si ritroverà a gestire un Comune al dissesto finanziario (e pare ci rimarrà almeno sino al 2024), reduce da 2 anni di pandemia e con una infinità di problemi non semplici da affrontare. Tutto questo tradotto in parole povere significa: un carico di responsabilità non indifferente, alto rischio di una sindacatura poi deludente, con le mani legate sul piano amministrativo e poco spazio per inseguire la gloria. Ed è storia nota che, poi, dopo i 6 mesi della luna di miele, gli elettori da queste parti non ti perdonano più niente e ribaltano tante volte l’idillio post-urna trasformandolo in una slavina di critiche per la qualsiasi cosa. Vale la pena correre il rischio di bruciarsi in questo modo?

Rimane l’ambizione, insomma, di andare a chiudere il cerchio con il destino e tornare lì dove la sfortuna ha colpito allora il compianto padre, Carmelantonio D’Agostino, che se ne andò nel 2006 dopo neanche un anno e mezzo dall’elezione a sindaco. Ma ad oggi Mario D’Agostino riflette e non sembra fremere dalla voglia di buttarsi a capofitto in una campagna elettorale al buio, che lascerà poi spazio a una mission di governo decisamente complicata.

L’orientamento che prende quota è quello di continuare a concentrarsi sugli impegni professionali, rimandare anche stavolta l’assalto alla prima poltrona di Palazzo dei Giurati, fermo restando la volontà di mettere una parola decisiva anche stavolta, con il suo gruppo politico, sull’elezione del futuro sindaco.

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