HomeFOCUSScontro alla Fenice, Beatrice Venezi passa alle azioni legali. La soluzione "democratica"...

Scontro alla Fenice, Beatrice Venezi passa alle azioni legali. La soluzione “democratica” è la crociata per la revoca o darle fiducia?

L’Italia e gli italiani si confermano campioni mondiali della polemica. Al centro di uno scontro furibondo, senza tregua, che sta esondando nella bufera in purezza, è finita da due settimane a questa parte Beatrice Venezi, ex direttore artistico della Fondazione Taormina Arte, ora nominata alla direzione musicale stabile 2026-2030 del Teatro La Fenice di Venezia

Neanche 10 secondi dopo la sua nomina si è scatenata la contestazione nei confronti della Venezi e in queste ore si parla di un clamoroso sciopero a La Fenice di Venezia, da parte degli orchestrali, che rischierebbe di far saltare la prima del Wozzeck, in programma il 17 ottobre. Sulla vicenda si è scatenato un “muro contro muro” tra la Rsu del teatro ed il sovrintendente e il sindaco, con l’incontro di ieri — 8 ottobre — che non ha portato ad un punto di intesa. Sindaco e sovrintendente hanno difeso la scelta di Venezi e vogliono portarla avanti, dall’altra parte i lavoratori del teatro vanno avanti nella loro contestazione e chiedono la revoca della nomina. Addirittura alcuni abbonati avrebbero scritto alla sovrintendenza minacciando di “non rinnovare” la loro presenza a teatro.

La diretta interessata, che sin qui ha seguito la vicenda in silenzio, non ha rilasciato dichiarazioni e ha evitato di rinfocolare la contesa con le sue parole, ora ha deciso di difendersi e passare al contrattacco avviando azioni legali. Si è affidata all’avv. Giulia Bongiorno per intraprendere dei procedimenti a tutela della sua immagine e professionalità in risposta ad alcune pesanti affermazioni arrivate nei suoi confronti.

E allora una riflessione va fatta. Beatrice Venezi ha un curriculum che merita rispetto. Ricordiamo, nel novembre 2024 è stata nominata direttore principale ospite del Teatro Colón di Buenos Aires, in Argentina. In precedenza è stata consigliere del Ministro della Cultura per la Musica, direttore principale ospite dell’Orchestra della Toscana, direttore principale ospite del Festival Puccini di Torre del Lago e, come detto, ha svolto negli anni scorsi il ruolo di direttore Artistico della Fondazione Taormina Arte a Taormina. Inoltre è stata membro della Consulta Femminile del Pontificio Consiglio per la Cultura dal 2019 al 2022. Tra i riconoscimenti ottenuti il Premio Scala d’Oro, il Premio Pegaso della Regione Toscana, il Premio America, il Premio Kinéo e il Premio Nazionale Gentile da Fabriano. Il Corriere della Sera l’ha segnala tra le 50 donne dell’anno 2017, nel 2018 Forbes la inserisce tra i 100 giovani leader del futuro sotto i 30 anni e Fortune tra i 40 under 40 del 2023 e del 2024. Ricordiamoci che stiamo parlando di un’artista ancora giovane, nata a Lucca 35 anni fa.

Venezi è stata accusata di “non avere esperienza sufficiente” per guidare la Fenice ma risulta che abbia diretto oltre 160 concerti, 50-60 titoli d’opera. Non è esattamente l’ultima arrivata. E d’altronde l’esperienza si fa sul campo, è lì che ci si mette in gioco e si mostra il talento. Non è concesso ai comuni mortali invecchiare in un respiro di altri 30 anni (casomai la gente si augura il contrario…). Oppure vogliamo “parcheggiare” la Venezi nel divano di casa sino al 2055 e lasciare che Madre Natura faccia il suo corso invecchiandola ad hoc per renderla presentabile e farle superare la prova della carta d’identità?

Insomma ogni posizione è rispettabile, sindacati, orchestrali e musicanti hanno totale legittimità ad esprimere la loro posizione ma la differenza, alla fine della fiera, la fa il confronto aperto, non lo scontro serrato. Beatrice Venezi è una professionista che, al netto di simpatie e antipatie nei suoi confronti, il suo percorso se l’è costruito e merita rispetto e considerazione. Tutti – lei compresa – possono e devono essere messi in discussione ma l’impressione è che nei confronti della Venezi si sia instaurato un clima di pregiudizio in servizio permanente, all’insegna del “critichiamola a prescindere”. Non è la prima volta che si verifica un’analoga polemica. E poi si scatenano i social con solita pioggia di post in cui c’è chi scrive di tutto e di più contro la professionista.

La colpa di Venezi è quella di essere una donna e per di più una donna di successo? Non può dirigere perché ha buoni rapporti con il premier Giorgia Meloni? Oppure è colpevole di non appartenere al mondo degli intellettuali radical chic? O alla fine della fiera ha la colpa fatale di essere una professionista giovane, bella e bionda con un’immagine proiettata nel futuro e non una direttrice tozza, ingobbita e retrò? A cosa e a chi serve scatenare la lunga serie di critiche ad oltranza di cui viene fatta oggetto ormai da tempo con puntualità svizzera? Dove comincia la questione politica e dove finisce invece quella musicale? Chi se ne frega se un direttore artistico è di destra o sinistra? Se nel 2025 l’Italia deve ancora aggrovigliarsi in una serie di ossimori e controsensi e dividersi su queste posizioni, allora non siamo nell’era dell’intelligenza artificiale. Forse stiamo tornando indietro di qualche era geologica.

Da qualche anno ormai ad ogni passo in avanti che fa la carriera di Beatrice Venezi spunta puntualmente il luogo comune di tacciarla di essere “una fascista”. In Italia il fascismo è morto un secolo fa, bisogna avere memoria ma rendersi conto che quella triste stagione è defunta, trapassata e finita, con buona pace di chi ancora si ostina a bombardare il mainstream con l’ossessione quotidiana del regime che non esiste più e non tornerà più. Per fortuna siamo in democrazia e questo è il tempo della libertà, che va difesa in ogni forma e praticata altrettanto in ogni campo. Compresa la musica. Senza ostinarsi nelle rimembranze del passato, da declinare come una clava col bersaglio di turno.

Il braccio di ferro su La Fenice, che prima ancora si era già visto a Palermo, è diventato una battaglia politica e ideologica che non c’entra niente con il contesto musicale. Hanno nominato Beatrice Venezi? Bene, che sia stata incaricata a Sud o Nord poco importa, la parola d’ordine è andarle contro. Il “mantra” è scatenarsi contro di lei. E’ questa l’Italia che vogliamo consegnare alle future generazioni?

Ah già la questione meritocratica. Il Pd attacca: “Decisione calata dall’alto”. Chi è senza peccato scagli la prima pietra è l’incrollabile regola d’oro della politica italiana ed è una parabola a cui non può sfuggire o sottrarsi di una virgola nemmeno il Pd. Da destra a sinistra non ci si può rifugiare nel perbenismo politico di comodo e questo vale per tutti. Poi la vera differenza la fa il talento, l’essere all’altezza per ciò che si è e che si ha nel proprio bagaglio personale, umano e professionale.

Per questo è auspicabile che questa storia si concluda nel segno del buon senso e del dialogo, cercando un punto di sintesi e non arroccandosi nelle barricate di fronte a una persona che non ha neppure avuto modo sin qui di incontrare l’orchestra e il personale del teatro e confrontarsi.

Bisogna parlarsi e venirsi incontro, il muro contro muro non porta da nessuna parte. La via maestra deve seguire quella stessa strada di libertà, stella polare di espressione intellettuale e artistica, che va concessa alla Venezi, dandole modo di adempiere all’incarico a cui è stata chiamata. Starà a lei meritarsi la chance e dimostrare che quel ruolo che le è stato dato è in grado di occuparlo. I fatti, solo quelli, fanno la differenza e decidono se si è all’altezza.

I 140 abbonati decidano serenamente se confermare o disdire la loro presenza a La Fenice ma lo stesso rispetto che chiedono loro va riconosciuto a Beatrice Venezi. La sfida non può essere quella di “bombardare” di critiche un direttore d’orchestra prima ancora che cominci il suo lavoro e che, dunque, si possa misurare. Va giudicata dai colleghi e dal pubblico sul palco e per quel che saprà dirigere e organizzare. Tutto il resto sono chiacchiere all’italiana e questa lite è una storia spiacevole che esige una svolta. Ognuno ha le proprie ragione ma è arrivata l’ora di mettere un punto e fare sintesi, ricordandosi che la musica da sempre unisce, non divide. E’ il momento di porre fine al clima aventiniano verso l’artista nominata e chi l’ha scelta, senza più l’approccio da “trincea” da parte di chi indica come unica soluzione la revoca a tutti i costi della nomina. In fondo, una democrazia che vuole “cacciare” un’artista senza darle nessuna opportunità che democrazia è? Farsi la domanda e darsi la risposta.

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