HomeSaluteRiconoscere una frattura e l’importanza del giusto trattamento

Riconoscere una frattura e l’importanza del giusto trattamento

La frattura è un’interruzione nella continuità di un osso in due o più parti, i cosiddetti monconi di frattura, e la fessura che si crea tra di essi è chiamata rima di frattura. Ci sono varie modalità di classificazione, la prima è in base alle cause che la determinano: le fratture patologiche si verificano quando l’osso è malato, le fratture traumatiche quando la parte è colpita da un evento esterno, a bassa o alta energia. Altri criteri definiscono le fratture come chiuse o esposte, complicate o semplici, composte o scomposte, stabili o instabili. Non sempre la frattura richiede un intervento chirurgico e non sempre richiede un gesso. Anche in questo campo, il trattamento personalizzato e l’approccio tempestivo migliorano la qualità di vita del paziente e il risultato finale.

Sono questi alcuni dei temi trattati da Andrea Mambretti, specialista in ortopedia e traumatologia e dirigente medico della traumatologia sportiva del Centro specialistico ortopedico-traumatologico Gaetano Pini di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress: “Frattura viene da fractus, rotto, è il participio passato di frangere. Quindi è una rottura dell’osso – ha esordito il professore – Sono innumerevoli le fratture, così come le cause, non arrivano sempre e solo per un trauma. Il trattamento negli ultimi 40 anni si è evoluto e continua a evolversi”.

“Nello sportivo la frattura più classica è quella da stress, la ripetizione di un certo gesto porta a un cedimento dell’osso. Bisogna imparare a sentire il proprio corpo e riconoscere i messaggi che ci dà – ha aggiunto sul mondo degli sportivi, affrontando poi il capitolo legato agli anziani – La popolazione italiana è sempre più vecchia, gli anziani hanno difficoltà motorie e di equilibrio. La più classica frattura è quella del femore, che un tempo spesso portava a un esito infausto, adesso grazie a una tempistica veloce nell’operazione, entro 48 ore al massimo, non cambia la loro qualità di vita. Esistono negli anziani anche le fratture su base metabolica – ha spiegato Mambretti – Lo squilibrio di calcio può provocare cedimenti, spesso alla colonna vertebrale, e non è un semplice mal di schiena ma è l’osso che cede. Anche le fratture del femore possono essere provocate dal metabolismo, in questo caso il paziente cade perchè si rompe l’osso, non si rompe l’osso perchè cade”. In base all’entità della frattura, si procede con l’operazione o meno: “I vantaggi e gli svantaggi di operarsi? Dipende da che tipo di frattura abbiamo di fronte, perchè per le fratture composte basta il gesso o i termoconformati odierni che creano ancor meno disagio – ha sottolineato – Per la frattura scomposta, in cui i due monconi dell’osso sono lontani l’uno dall’altro, non c’è terapia conservativa ma si procede con l’operazione”.

La medicina si è evoluta e non poco nel trattamento delle fratture, ma ciò che non è cambiato riguarda i tempi di recupero: “I giorni per guarire sono l’unica cosa che non è cambiata: il tempo biologico di guarigione da una frattura non cambia, rimarrà sempre lo stesso – ha ribadito – Le tempistiche sono sempre le stesse, l’unica differenza dipende dal tipo di trattamento”. Infine, sui sintomi di una frattura e sull’iter per il soggetto che ne ha riportato una: “Il primo sintomo di una frattura è il dolore. Se un soggetto ha un trauma ad alta velocità se ne rende da solo, con una caduta banale non è detto si pensa alla frattura – ha precisato Mambretti – A quel punto ci si rivolge al pronto soccorso, il paziente è sottoposto a radiografia e viene escluso qualcosa di grossolano. Per piccole fratture si può passare a un accertamento di secondo grado come una tac. Ma se il paziente non viene trattato e torna a fare una vita normale, il pezzettino di osso fratturato scende e la frattura diventa da composta a scomposta – ha concluso -. Con tutto quello che ne consegue”.

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