TAORMINA – In attesa di ulteriori sviluppi, rimane aperta e ancora irrisolta la questione del PUDM a Taormina. Gli operatori economici auspicano prevalga la ragionevolezza ed il buon senso e si aspettano, di riflesso, un passo indietro (o di lato, per non urtare la suscettibilità del palazzo…) da parte dell’Amministrazione rispetto all’impostazione complessiva di una deliberazione discutibile che rappresenta una “spada di Damocle” sulla filiera produttiva locale.
Intanto, com’è noto, la vicenda rimane in ogni caso “congelata” rispetto ai temuti effetti poiché vi è in atto la proroga fino al 2027 delle concessioni esistenti. Ad ogni modo rimangono anche e soprattutto le perplessità rispetto alla motivazione che ha portato l’Amministrazione di Taormina a deliberare il PUDM sulla base dell’idea di base di una promessa: “Spiagge libere al 50%, come per legge”.
In realtà le linee guida prevedono il 50% di spiagge libere per l’intero litorale comunale e non quello all’interno di ogni singola baia. Nel PUDM recentemente adottato dal Comune di Taormina si asserisce (pag.8, punto 7) che a Taormina dei 4.445 metri di costa demaniale marittima, le spiagge libere “superano la quota del 50% dell’intero litorale”.
Sommando i due aspetti emerge, insomma, che a Taormina c’erano i presupposti per andare avanti con gli attuali equilibri senza chissà quali sconvolgimenti perché, di fatto, era già tutto nell’alveo delle linee guida.
“Inutile gridare al lupo per le spiagge. Situazioni da modificare”, avvertiva già nell’ottobre di un anno fa il sindaco di Taormina, Cateno De Luca. Il punto è che qui c’è da capire chi ha gridato e chi si è preso la parte del lupo.
E allora, da più parti, ci si è chiesto e ci si chiede: come mai la casa municipale ha scelto questa posizione? A cosa e a chi serve tutto questo trambusto? E’ davvero tutta una questione di “spiagge libere” o c’è altro?
La distanza minima di 25 metri fra due concessioni è prevista solo “per le nuove concessioni e solo se contigue e della medesima tipologia” (lidi privati e lidi di alberghi, ricordiamo, sono due tipologie diverse). La previsione del distanziamento delle “concessioni di nuova previsione” e l’ipotesi di “rilascio delle nuove concessioni rispetto a quelle esistenti”, non prescrive il distanziamento tra le concessioni “esistenti”.
In Sicilia è recentemente entrato in vigore il “decreto Savarino” contenente le nuove linee guida per ottenere le concessioni demaniali, che individuano la procedura per la pubblicazione dei bandi per la concessione di nuovi beni demaniali marittimi destinati ad attività turistico-ricreative e sportive, gli interventi ammissibili e le indicazioni per la valutazione delle domande e che decreta che i Comuni in regola con l’adozione dei Piani di utilizzo del demanio marittimo (PUDM) possono emanare bandi per assegnare nuove concessioni per un periodo fra i 5 e i 20 anni, mentre gli enti locali con i PUDM già adottati in consiglio comunale, nelle more della loro approvazione, possono rilasciare nuove concessioni per una durata di 6 anni.
I soliti malpensanti ipotizzano che magari possa essere stato questo il motivo di adottare il PUDM in fretta e senza perdersi in una concertazione con le parti, con una fretta di fare subito che ha bypassato anche i vizi procedimentali della procedura e dell’atto deliberativo, “dimenticando” in buona sostanza l’obbligo, previsto per legge, del confronto con i portatori d’interesse. Gli attori della filiera che, insomma, belli o brutti, simpatici o antipatici, andavano coinvolti a monte e non a valle della vicenda. Resi partecipi di una concertazione costruttiva e non della somministrazione passiva di un atto preconfezionato. Messi nelle condizioni di contribuire a una soluzione condivisa e non di dover presentare poi una pioggia di osservazioni, e dover paventare ricorsi, quando il dado è ormai tratto.
La morale della favola è che a Taormina per i prossimi due anni, non solo non ci saranno riduzioni delle superfici delle concessioni balneari esistenti, ma l’impressione o la quasi certezza è che da qui a non molto spunteranno altri, nuovi, stabilimenti balneari.
A quel punto la logica sarà quella del riordino degli spazi passando da una deregulation? Facciamo spazio ad altri privati ancora e poi tagliamo gli spazi a tutti perché ci vuole più spiaggia libera, sforbiciamo un po qui e un pò là? Chi se ne frega se verranno vanificati investimenti e bruciati posti di lavoro nelle imprese della filiera locale. Spiagge libere, anzi maccheronata, salsicciata e pasta al forno libera e qualche lido last minute in più. Tutto e il contrario di tutto.
Asseriva in questi giorni uno dei malpensanti che Robin Hood minacciava, insomma, di togliere ai ricchi, poi incassava gli applausi ma al contempo creava i presupposti per l’avvento sulla scena di nuovi ricchi. Se a Nottingham lo sceriffo e Robin Hood si combattevano senza esclusione di colpi, nel Ducato di Taormina i due ruoli si sono avviati verso la prospettiva di una fusione perfetta.
“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso”, diceva Gigi Proietti. A proposito: nel frattempo a Taormina, a quanto pare, sta scomparendo – ora e non nel 2027 – qualche accesso pubblico alla spiaggia ma non per mano dei big del lusso. Stavolta i grandi brand non c’entrano. Tutto apposto con i montaggi delle scale? Houston chiama Ducato di Taormina, Nessuno vede, nessuno sa. Bandiera blu, menomale che ci sei tu. Robin, se ci sei batti un colpo.