HomePoliticaOperazione Lazzaro, a Taormina l'opposizione è una "polizza" per De Luca

Operazione Lazzaro, a Taormina l’opposizione è una “polizza” per De Luca

Nemmeno una settimana dopo le Europee, a Taormina la politica avvolge il nastro e torna indietro di un anno. Rieccolo il solito masochismo che riaffiora e si traduce in una supersonica prova di incapacità di lettura della situazione. Il voto delle Europee consegna ai posteri un netto ridimensionamento del consenso in città per Cateno De Luca e le opposizioni che fanno? Si svegliano dal letargo e, ad occhi chiusi si lanciano felici come i “giapponesi della trinacria” in una singolare competizione per rivendicare i meriti del flop deluchiano.

De Luca è passato in 12 mesi da un trionfo di popolo con 4 mila preferenze alla debacle di poco più di un migliaio di preferenze in una competizione che lo vedeva candidato e a maggior ragione chiamava la sua comunità a votarlo. Così, al netto dell’astensionismo, il dato si è colorato in termini netti del sentimento di delusione che alberga in tanti taorminesi, certamente in una larga parte di quelli che lo hanno votato nel 2023. Detto ciò, dall’altra parte che fanno? Anziché trarne spunto e guardare al proprio interno, festeggiano come fosse Capodanno il tonfo del nemico (ma questo ci può stare) e già si autoproclamano “nuova maggioranza politica” in città. Alla faccia della prudenza…

Le Amministrative 2023 non hanno insegnato nulla a chi le ha straperse quelle elezioni e la trama è tornata quella di prima. Niente di più, niente di meno. Nel momento in cui le Europee avrebbero potuto o dovuto rappresentare un momento di riflessione e ripartenza per voltare pagina, in silenzio e senza fare caroselli mediatici, è bastato invece apprendere il risultato di De Luca per (auto)convincersi che l’esito delle Europee equivalga già automaticamente al verdetto delle prossime elezioni Comunali. Niente di più sbagliato sul piano politico. Errori da prima elementare.

Alle Europee la gente ha manifestato a Taormina il suo scarso gradimento per come sono andate le cose nel primo anno di questa legislatura, e molti lo hanno fatto non andando neanche a votare. Nel gioco dei numeri va pure detto che Sud chiama Nord è rimasto il primo partito, anche se le percentuali sono distanti anni luce da quelle delle Comunali 2023. Ma questo non significa in automatico che i taorminesi (da sempre volubili e imprevedibili) stiano bramando dal desiderio di rivotare quelli che hanno mandato a casa un anno fa. I cittadini – e lo abbiamo detto – si sono rotti i maroni verso tutti. Non sono neanche andati ai seggi perché si sono stancati e hanno maturato delusione e disaffezione verso l’una e l’altra parte. Ad oggi, se si rivotasse a breve per le Comunali, in tanti non andrebbero ai seggi né per confermare la fiducia a chi governa attualmente Taormina né per riconsegnare la città a chi l’ha avuta in mano per tanti anni prima.

E invece rieccolo il carosello autoreferenziale delle opposizioni locali che riemergono dalle ceneri senza sforzarsi di cambiare pelle, con lo stesso trucco e parrucco. Operazione Lazzaro, anno 2024, eccola la resurrezione fulminea della decina di pretendenti al trono già pronti ad auto-proclamarsi per la candidatura a sindaco. Si riaccendono i motori e si riposiziona davanti al palazzo municipale lo specchio paesano dei Vanesio di turno. “Stavolta tocca a me”, “Io sono l’alternativa”, “Se mi appoggiate io li batto”, “De Luca è finito, abbiamo vinto”. Via con i tavoli, le sedie, le piattaforme, i comitati, gli stati generali, le adunate, i telefoni si fanno roventi, i bar si arroventano, “lo faccio io”, “no”, “tocca a me”, “io sì”, “tu no”, “io sono vincente”, “tu sei perdente”, “se tu mi appoggi”, “io non ti sostengo”, “io ci sto”, “io mi tiro fuori”, “io ho i numeri”, “io ho il gruppo”, “io non ho governato, tu sì”. Via con la gara della verginità politica, in un lungo campionario di velleità estive. Riparte la giostra della dura lotta a chi ce l’ha più lungo. E’ un festival appassionante di supercazzole da libro cuore e alta strategia che farebbe quasi impallidire gli sherpa del G7. Sembra un mix fra la trama di un romanzo turco, il remake di “Ai confini del mondo” e il ritorno 2.0 degli aficionados di Muzio Scevola.

In fondo, basterebbe fare una riflessione, forse provocatoria ma che rispecchia la realtà dei fatti: De Luca (e quindi l’Amministrazione De Luca) ha perso consensi al crepuscolo di un anno in cui l’aggregazione di governo ha tradito le aspettative dei taorminesi e l’opposizione cosa ha fatto? Niente. Non è esistita o ha prodotto poco o nulla di significativo per rivalutarsi agli occhi dell’elettorato. Sono andati in scena 12 mesi in cui la minoranza si è rintanata nel lasciare fare e disfare tutto e il contrario di tutto a chi governava. De Luca, anzi – in verità – chi per lui – visto che il sindaco era spesso fuori sede – ha governato senza che nessuno disturbasse il conducente. E i cittadini ora si sono espressi in tal senso e un segnale lo hanno dato. Un segnale importante e che però non va interpretato a comodo proprio.

E allora l’opposizione o le opposizioni (ancora non si è capito quante sono…) passa/no al contrattacco sull’onda del furore post-Europee, si prendono i meriti (di cosa?) e soprattutto si spostano sul terreno preferito di De Luca, quello a lui da sempre più congeniale: lo scontro. Rieccola l’arena tauromenita. Manna dal cielo, tonico e ossigeno per De Luca, che guarda già ad altri orizzonti distanti da Taormina ma ringrazia perché avrà spunti per l’arringa della relazione del primo anno. De Luca presto o tardi se ne andrà per inseguire altre sfide ma, evidentemente, non ha intenzione di regalare la fascia domani mattina ai suoi nemici. Non lo ha fatto altrove e non lo farà qui. Lo avranno capito i suoi avversari taorminesi? Oppure – identicamente a quanto già avvenuto a Santa Teresa e Messina – gli anti-De Luca spianeranno la strada all’adepto deluchiano che verrà scelto da Scateno come suo prossimo candidato sindaco a Taormina?

Insomma, De Luca arretra ma per lui, per la sua Amministrazione e per l’adepto che verrà pescato dal mazzo, adesso non c’è migliore polizza politica di un’opposizione che balla sulle punte e bolla le Europee come la Caporetto cateniana, anziché guardare in casa propria e preoccuparsi di costruire qualcosa di realmente alternativo e competitivo. L’amore tra De Luca e i taorminesi probabilmente è già finito ma dall’altra parte oggi non c’è una coalizione e difficilmente ci sarà, non esiste una leadership, manca in maniera totale un candidato sindaco che possa mettere tutti d’accordo. Non c’è unità d’intenti, il sentimento anti-deluchiano non basta e il collante di un’aggregazione o una proposta politica non può essere il “votateci perché siamo contro De Luca”. Davvero si pensa che le Europee abbiano sancito un travaso matematico e automatico di voti per le future elezioni Comunali? Si crede che per confezionare una rivincita possa bastare l’esercizio del gonfiare il petto a mosca cieca per le disgrazie altrui, senza guardare prima alle proprie irrisolte fragilità, tensioni e contraddizioni?

La lista “Io non voto” di Pasquale Amitrano, ricordiamolo a chi non l’avesse capito, in questo momento è saldamente il primo partito a Taormina con il 62% di consensi. Segue il 38% guidato dall’onda calante del movimento di De Luca. E poi, dietro, a ruota, c’è l’opposizione ringalluzzita ma confusa, che di questi tempi farebbe meglio a praticare l’esercizio del calma e gesso. Frenare gli lanci d’euforia e ripassare il motto trapattoniano: “Non dire gatto se…”.

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